Gregorio Fogliani, il patron di Qui!Group, colosso dei buoni pasto fallito nel 2018, l’altro giorno ha proposto un patteggiamento di 4 anni e sei mesi e una confisca di 100mila euro, a fronte di un crack da 600 milioni.
La proposta, avanzata tramite i suoi legali difensori, è stata respinta dal pm della Procura di Genova e ora l’imprenditore rischia di non poter più patteggiare.
E’ stato invece definito il patteggiamento della figlia Serena a un anno e 10 mesi, mentre è in attesa di un parere del pm quello della moglie di Fogliani, Luciana Calabria, per la quale è stato proposto un anno e 10 mesi e la confisca di 500 mila euro.
“Il patteggiamento – ha riferito uno dei legali difensori – non è un’ammissione di colpevolezza, ma un modo per evitare un processo difficilissimo che i miei assistiti non potrebbero affrontare perché hanno tutti i beni sequestrati e non potrebbero nominare consulenti per potersi difendere”.
La proposta è arrivata nel corso dell’udienza preliminare. Già in 14 hanno accolto i patteggiamenti, che verranno formalizzati all’ultima udienza, mentre in cinque hanno chiesto il rito abbreviato.
Le indagini erano partite dal fallimento di Qui!Group nel 2018 quando il passivo della società aveva raggiunto i 600 milioni di euro. Oltre tremila i presunti danneggiati.
Tra i creditori c’erano i dipendenti ma soprattutto ristoranti, bar e supermercati che avevano erogato cibo e prodotti con i buoni pasto. Fogliani aveva anche ottenuto un appalto della Consip per fornire i ticket ai dipendenti pubblici.
Dopo Qui!Group erano via via fallite le altre società collegate, come la Pasticceria Svizzera e il bar Moody a Genova.
I reati contestati sono bancarotta fraudolenta, riciclaggio, truffa aggravata e autoriciclaggio.
Secondo la pubblica accusa, la famiglia Fogliani avrebbe spogliato la società sottraendo i soldi per spese personali, come una maxi villa in Versilia e il matrimonio da favola di una delle figlie e per alimentare le casse della società Azzurra 95.