Va verso la richiesta di rinvio a giudizio l’inchiesta che vede indagato, tra gli altri, l’ex senatore ed ex presidente di Regione Liguria Sandro Biasotti con l’accusa di falso in bilancio. La procura di Genova ha chiuso le indagini nelle scorse settimane.
L’inchiesta era nata su una presunta frode fiscale sulla compravendita di automobili ed evasione di Iva.
La procura aveva mandato avanti la parte sulla presunta frode fiscale per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio per nove persone e l’archiviazione per Antonio Barba, cognato di Biasotti (entrambi difesi dall’avvocato Maurizio Mascia).
Il pm ha stralciato la parte sui falsi in bilancio.
Biasotti è indagato come membro del Cda della Biasotti Group che, come lui stesso aveva spiegato “nulla c’entra con l’indagine che riguarda le concessionarie”.
L’ex governatore ligure aveva venduto tutto il gruppo di concessionarie d’auto.
Secondo gli investigatori alcune aziende “fantasma”, non inserite nella galassia Biasotti e mascherate da ditte autorizzate al commercio di macchine con l’estero, erano state usate per aggirare il pagamento dell’Iva.
La rete di aziende aveva come sponda, sempre secondo gli inquirenti, tre società collegate al Gruppo Biasotti (la “Novelli 1934 srl”, Autobi srl” e “Bimauto srl”) ottenendo crediti d’imposta con lo Stato e l’incremento del giro d’affari.
Secondo gli investigatori della Guardia di Finanza sarebbero state fatte numerose vendite di auto a presunti esportatori, in realtà missing traders (evasori professionali), che erano privi di qualsivoglia operatività commerciale nel settore, in pratica vere e proprie teste di legno, che rilasciavano false lettere di intento nelle quali rappresentavano il diritto a concludere operazioni di acquisto esenti Iva per poi trasferire le auto ad altri acquirenti a prezzi estremamente vantaggiosi.