FRIBURGO In Svizzera da una decina d’anni due Cantoni hanno introdotto un tasso unico d’imposta. Un sistema simile a quello che si vorrebbe introdurre in Italia, che ha però poco a che vedere con la vera Flat tax, sottolinea l’economista ed esperto di finanze pubbliche Bernard Dafflon, docente all’Università di Friburgo.
Con la probabile uscita di scena della Lega dal Governo, la Flat tax tanto auspicata da Matteo Salvini non vedrà molto probabilmente la luce – se mai la vedrà – in tempi brevi. Tuttavia, questo tema rimarrà sicuramente uno dei cavalli di battaglia della Lega. Del resto, dopo il discorso di Giuseppe Conte in Senato, Salvini è tornato alla carica con quello che è uno dei suoi principali temi di campagna: “Gli altri in queste ore parlano di posti, di poltrone. Noi di manovra, di come tagliare le tasse e aiutare gli italiani […]. Abbiamo idee che con il Movimento 5 Stelle non era possibile realizzare, a partire dalla Flat tax”.
In Svizzera questo sistema di tasso unico è applicato in due Cantoni: Obvaldo e Uri. In un terzo – Basilea Città – vige un’aliquota unica del 21,5% fino a un reddito imponibile di 400.000 franchi. Al di sopra di questa cifra si applica invece un tasso del 26%. Tutti gli altri cantoni prevedono invece aliquote d’imposte progressive. Tuttavia, in tutti i cantoni a partire da un certo reddito imponibile l’aliquota rimane invariata. In Ticino, ad esempio, sopra i 365.400 franchi il tasso è del 15,076% e non cambia neanche se si guadagnano 10 milioni. In altre parole, viene già applicata una Flat rate tax, ma solo a partire da un certo limite.
In una pubblicazione di cinque anni fa, intitolata “Panorama delle imposte in Svizzera”, Bernard Dafflon aveva proposto l’introduzione di una Flat tax in Svizzera. Un’idea che non ha trovato molta eco nel paese e che è osteggiata un po’ da tutto lo spettro politico, anche se trova alcuni sostenitori a destra. Un sistema – sottolinea Dafflon – che però non ha nulla a che vedere con le esperienze in corso a Obvaldo e a Uri o che si vorrebbe introdurre in Italia.
Professor Dafflon, prima di tutto facciamo un po’ di chiarezza. Cosa si intende quando si parla di Flat rate tax o di Flat tax? I due termini sono equivalenti?
“No, non è la stessa cosa. Nel caso svizzero, i due cantoni che applicano un tasso unico, hanno introdotto una Flat rate tax. Invece di applicare aliquote progressive in base al reddito come avviene negli altri cantoni, vi è un’aliquota unica. Inoltre, in tutti e due i cantoni al di sotto di un certo reddito imponibile – tra 10.000 e 15.000 franchi – non si pagano imposte. Questo sistema è fondamentalmente identico a quello in vigore negli altri cantoni. Si è solo sostituita l’aliquota progressiva con un’aliquota unica a partire da un certo reddito imponibile. Le deduzioni però non scompaiono e in entrambi i casi l’effetto ridistributivo dell’imposta persiste. Con l’imposta progressiva questo effetto risulta dalla combinazione tra l’aliquota diversa applicata a categorie di reddito differenti e alle deduzioni possibili. Con la Flat rate tax, dalle sole deduzioni”.
E la Flat tax invece?
“La Flat tax – di origine americana – è tutt’altra cosa. Qualunque sia l’origine delle risorse, si è sottoposti a un tasso unico senza nessuna deduzione possibile. Se il tasso è del 10%, esso si applica a tutte le fonti d’entrata: reddito, dividendi, eredità, plusvalore sulla vendita della casa. Tutti i flussi finanziari che accrescono la capacità finanziaria sono tassati esattamente con la stessa aliquota”.
Quali sono i vantaggi di questo sistema?
“Il principale vantaggio è che non c’è più bisogno di un’amministrazione fiscale. L’onere amministrativo è riportato su chi deve pagare. Ad esempio, la banca che paga il dividendo deve automaticamente sottrarre il 10%. Il datore di lavoro pure. In secondo luogo, tutti i movimenti sono sottoposti all’imposta e quindi non si può dire “evito di dichiarare questo o quello”.
E quindi un possibile mezzo per lottare contro l’evasione fiscale?
“Si, ed è in parte per questo che diversi paesi dell’Europa orientale hanno adottato questo sistema. Da un lato uscendo dal periodo comunista non avevano la capacità di instaurare un’amministrazione fiscale capace di applicare un’aliquota progressiva. Sarebbe stato troppo complicato. Dall’altro, sospettando di avere un’economia sotterranea molto diffusa, si sono detti che adottando il sistema della Flat tax avrebbero potuto recuperarne una parte. Sul piatto della bilancia, il problema dell’evasione fiscale è pesato molto di più dell’effetto ridistributivo dell’imposta progressiva”.
È possibile stilare un bilancio di queste esperienze nei paesi dell’Europa orientale?
“L’OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha pubblicato alcuni rapporti, ma se si leggono attentamente non si può dire ‘c’è un prima e c’è un dopo e il dopo è meglio del prima’. Semplicemente perché questi paesi usciti dall’era comunista non hanno mai conosciuto un altro sistema. Non vi è mai stato un sistema di imposta progressiva. Quindi non si possono fare paragoni. Si può anche osservare che un’imposta sulle transazioni elettroniche (come ad esempio il progetto di Gafa Tax) non può essere che una Flat Tax. Da un lato perché per evitare complicazioni amministrative il prelievo deve essere effettuato alla fonte. Dall’altro perché non si conosce la posizione economica del cliente nella transazione e quindi si ignorano il suo statuto e la sua capacità economica. Le reticenze sono politiche e non economiche o tecniche”.
In Italia, quella che viene presentata come Flat tax prevede aliquote diverse in base agli scaglioni di reddito e delle deduzioni. Cosa ne pensa?
“Bisogna smetterla di parlare di Flat tax. Dal momento in cui si esonera una parte del reddito e si fanno differenze tra categorie di reddito, si tratta in realtà di una Flat rate tax.
“Dal momento in cui si esonera una parte del reddito e si fanno differenze tra categorie di reddito, si tratta in realtà di una Flat rate tax”. (cit. Dafflon)
Inoltre, il contribuente deve continuare a dichiarare le sue entrate, altrimenti non si sa che tasso applicare. Con una vera Flat tax, se ho un reddito che proviene da cinque fonti diverse, l’imposta è prelevata direttamente alla fonte, ma nessuno sa esattamente qual è il mio reddito globale. Se per contro si introducono anche solo due aliquote diverse, bisogna sempre rivolgersi al contribuente per chiedergli di sommare le varie fonti di entrata, al fine di sapere con quale aliquota va tassata. Da un punto di vista amministrativo non si guadagna assolutamente nulla. Se l’obiettivo è di fare riemergere parte dell’economia sotterranea, posso scommettere quello che vuole che riusciranno a recuperare poco o nulla”.
Nei due Cantoni svizzeri che hanno adottato un approccio simile, è cambiato qualcosa?
“Praticamente nulla e non è un caso che non vi siano stati altri cantoni che hanno seguito questa tendenza. In termini di economia amministrativa, come detto dal momento in cui bisogna compilare una dichiarazione d’imposta non cambia niente. Anche per quanto concerne le entrate i cantoni non hanno tratto benefici, mentre per quanto riguarda l’evasione fiscale i contribuenti svizzeri sono piuttosto disciplinati e non è un sistema simile che modifica granché”.
“La Flat tax ci appiattisce”
“Nel 2016 i cittadini e le cittadine del cantone Svitto hanno dovuto dire la loro su un progetto che voleva introdurre un tasso d’imposta unico. La proposta è stata bocciata da quasi otto elettori su dieci. Tre anni fa vi sono state delle velleità nel cantone Svitto di introdurre una Flat rate tax. I cittadini hanno però sonoramente bocciato la proposta per una ragione molto semplice: si sono resi conto che era un modo molto abile per ridurre la progressività dell’imposta dei contribuenti più facoltosi.
“La Flat rate tax non ha nessun avvenire. È semplice cosmetica fiscale che non ha nulla a che vedere con una vera riforma fiscale”. (cit. Dafflon)
La Flat tax vera, senza aliquote diverse e senza deduzioni possibili, solleva però un grosso problema. Praticamente tutte le Costituzioni dei paesi occidentali prevedono una progressività delle tasse pagate dai cittadini. Chi guadagna di più paga proporzionalmente di più. Un tasso unico andrebbe a cozzare contro questo principio.
Assolutamente sì. Con la Flat tax l’aspetto ridistributivo dell’imposta scompare. In termini di equità è paragonabile all’Iva. Chi la definisce un regalo ai ricchi non ha torto. Il patron dell’UBS e il cassiere della Migros sono sottoposti allo stesso tasso”.
Cosa bisognerebbe fare affinché un sistema simile sia più equo?
“Bisognerebbe avere una politica sociale assolutamente chiara. Rafforzare ad esempio la politica famigliare attraverso gli assegni per figli, facendo in modo che non siano tassati, contrariamente a quanto avviene oggi, dato che entrano nel calcolo del reddito”.
Oltre alla pesantezza amministrativa, quali rimproveri muove invece al sistema progressivo attuale in vigore in Svizzera?
“È problematico soprattutto il sistema delle deduzioni. Mi spiego. Col sistema attuale posso ad esempio dedurre dal calcolo del reddito imponibile una certa somma se mio figlio frequenta l’asilo nido. Mettiamo che questa deduzione sia di 10.000 franchi. Se guadagno 4.000 franchi al mese e se il tasso d’imposta cumulato (Confederazione, cantoni e comuni) è del 20%, economizzo 2.000 franchi all’anno. Un’altra persona che guadagna invece 100.000 franchi e ha un tasso del 40%, ne economizzerà invece 4.000. In altre parole, i contribuenti con un reddito alto possono cumulare molte più deduzioni rispetto a chi guadagna poco.
È da tempo che molti dicono che se si vuole continuare ad avere un sistema di deduzioni, queste dovrebbero essere effettuate sull’ammontare dell’imposta e non essere scalate dal reddito imponibile. Per riprendere l’esempio dell’asilo nido, bisognerebbe ad esempio potere dedurre una somma definita dall’imposta dovuta. Dedurre 2.000 franchi da un reddito basso ha un impatto ben più importante che ridurne 2.000 da un reddito alto. In questo modo si avrebbe un vero effetto ridistributivo in favore dei salari più bassi”.
Marcello Di Meglio