Il settore del florovivaismo ligure rischia ingenti danni dal blocco delle vendite causato dalla pandemia di coronavirus e l’assessore regionale all’Agricoltura, Stefano Mai, oggi ha chiesto un intervento immediato del Governo.
“Sono molto preoccupato – ha spiegato l’assessore Mai – perché la situazione è critica e rischia di aggravarsi ulteriormente Il settore del florovivaismo rappresenta l’indotto più importante per l’agricoltura ligure. Con lo stop degli ordinativi causato dalla pandemia del Coronavirus, queste aziende rischiano di esser messe in ginocchio.
I mercati sono fermi e i confini bloccati. Se entro il mese le piante in vaso e il reciso non verranno venduti, andrà buttato via tutto. Per alcune imprese significa perdere il 100% della propria produzione. Se poi consideriamo che il margine di guadagno ormai è ridotto all’osso, i danni economici sono irrecuperabili.
Insieme alle altre Regioni stiamo chiedendo al Governo una serie di misure straordinarie e di attivarsi immediatamente per creare un fondo d’emergenza che permetta di elargire ai florovivaisti finanziamenti a fondo perduto per il totale del valore delle produzioni perse.
Da giorni sono attivo in un confronto costante con tutti gli assessori delle regioni d’Italia per stilare un documento di richieste che questa sera presenteremo al ministro Teresa Bellanova. Servono interventi urgenti, straordinari e immediati. È a rischio l’intera tenuta del sistema agricolo e della pesca.
Oltre al comparto floricolo, chiederò al Ministro interventi puntuali per l’agricoltura in generale e per la pesca. Devono essere immediatamente garantite alcune misure: lo slittamento dei termini per il versamento oneri contributivi Inail e Inps; l’attivazione della cassa integrazione; l’accesso al credito agevolato o a un fondo di rotazione; nonché la sospensione dei mutui.
Per la pesca ho anche chiesto che siano conteggiate le giornate di lavoro perso, in modo che possano essere recuperate nel primo fermo biologico. In questi giorni i pescherecci non lavorano perché il mercato del pesce è fermo, quindi non vendono. Si tratta di perdite ingenti. I giorni perduti vanno conteggiati e recuperati nel prossimo periodo di fermo biologico, ossia gli intervalli previsti per legge in cui la pesca è vietata”.
È assolutamente necessario affiancare le imprese affinché possano superare questo momento e, per quanto possibile, sfruttare le leve economiche che stiamo cercando di mettere in campo. Se i mercati non riapriranno e i consumi non ripartiranno a brevissimo, saremo costretti a buttar via le nostre eccellenze agroalimentari e floricole, ma soprattutto un anno di lavoro delle nostre aziende”.