Le pene vanno dagli 8 mesi ai 3 anni e 7 mesi
Nel processo di primo grado per truffa ai danni dello Stato e violazione della Legge Brunetta sul pubblico impiego, che riguarda i cosiddetti ‘furbetti del cartellino’, sono state quindici le condanne, su un totale di sedici imputati.
Gli imputati sono accusati dell’infedele timbratura del cartellino e di essersi assentati senza giustificazione durante l’orario di lavoro.
Unica assoluzione quella di Rita Torre, nei confronti della quale la giudice Francesca Minieri del tribunale di Imperia ha tenuto conto della particolare tenuità del fatto.
Le pene vanno dagli 8 mesi a 3 anni e 7 mesi. L’inchiesta sui cosiddetti ‘furbetti del cartellino’, è coordinata dalla Procura di Imperia ed è condotta dalla Guardia di Finanza e culminò nell’ottobre del 2015 con 35 arresti ai domiciliari e oltre 100 indagati.
In pratica era diventata consuetudine timbrare il cartellino o farselo timbrare e poi andare a fare la spesa, fare sport o dedicarsi ad attività personali.
L’udienza preliminare si chiuse, il 20 gennaio del 2020, con 10 assoluzioni con rito abbreviato, 16 rinvii a giudizio e altrettanti patteggiamenti.
L’operazione denominata ‘Stachanov’ si ricorda, tra l’altro, per le immagini che avevano ripreso un vigile che timbrava in mutande, o per il dipendente che in orario di lavoro andava a fare canottaggio.
Gli effetti di tale operazione misero in seria difficoltà l’operatività dell’amministrazione comunale che andò avanti fino a nuove assunzioni.
Furono 32 i dipendenti licenziati e 16 rinunciarono a fare ricorso.
Il processo di Appello della Procura di Imperia contro le assoluzioni del 2020 è in corso a Genova e per il prossimo 8 ottobre è prevista una nuova udienza, durante la quale potrebbe già tenersi la requisitoria.
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