“Oggi in consiglio regionale va in discussione la variazione di bilancio che attesta i tagli alla sanità da parte della giunta regionale: 63 milioni di tagli, di cui 35 milioni di euro alla sanità per il 2024. Con quei soldi si sarebbe potuto fare molto, e invece arriva la mannaia di Toti, per ripianare il buco di bilancio delle aziende, ormai fuori controllo”.
Lo ha dichiarato stamane il capogruppo regionale del Pd Luca Garibaldi.
“Con 35 milioni – ha aggiunto Garibaldi – si potevano assumere più di mille operatori della sanità – tra medici, infermieri e OSS. Oppure si potevano realizzare altre 12 case di comunità, oltre a quelle del PNRR. O acquistare, visto che Toti punta molto su questo, altre 600.000 prestazioni sanitarie per abbattere le liste d’ attesa. O aumentare i posti letto convenzionati nelle RSA, magari abbattendone le tariffe. O sostenere maggiormente le guardie mediche e il trasporto sanitario, ad oggi in crisi.
Nulla di tutto questo, perché quei soldi sono stati tagliati.
Il tema è importante, a mio avviso. Perché questa manovra certifica il fallimento del modello di governance sanitaria della Giunta Toti, lungo otto anni.
E certifica anche la fine della narrazione del presidente della giunta regionle che ha condizionato questi anni. Una narrazione particolarmente distante dalla realtà.
Nel 2021 la giunta Toti aveva annunciato che il disavanzo era stato azzerato, passando da 53 milioni a zero nel giro di un anno: l’aveva fatto nel pieno della pandemia, al termine di un anno in cui gran parte delle prestazioni e degli esami erano inaccessibili, in cui i fondi della sanità erano principalmente destinati all’emergenza sanitaria.
Avevamo annunciato che questa manovra era nei fatti una manovra di carattere contabile e che alla fine questa scelta non avrebbe pagato, anzi, avrebbe creato criticità durante la ripresa della gestione ordinaria della sanità pubblica.
Infatti, già negli anni successivi il disavanzo aveva continuato a crescere: nel 2023, oltre alle manovre economiche di bilancio già previste a dicembre, la Regione era stata costretta, perché diffidata dal Ministero della Sanità, a preparare una correzione di 35 milioni di euro per ripianare i disavanzi dell’anno precedente. Quest’anno la correzione raddoppia e arriva a 63 milioni di euro.
Come è composta questa manovra di ripiano di disavanzo? È indicativa delle scelte della giunta regionale.
Per prima cosa il taglio più forte lo riceve la sanità, con un taglio lineare di 35,5 milioni di euro al fondo sanitario per la garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza.
Nonostante i tentativi della giunta Toti, la decisione è chiara: si tolgono soldi alla sanità per ripianare un buco di bilancio. 35 milioni di euro è una cifra imponente, pari a tutta la richiesta di produzione aggiuntiva delle aziende (esami, prestazioni, recupero liste d’attesa) imposta negli scorsi anni.
Con 35 milioni in più si può assumere personale, garantire servizi sanitari e territoriali, acquistare macchinari, rafforzare i consultori, le guardie mediche, l’integrazione socio sanitaria.
Questi soldi non ci saranno e l’anno prossimo le condizioni del Fondo Sanitario Nazionale saranno ancora più drammatiche, perché gli aumenti previsti del Fondo da parte del Governo sono solo nominali e, in rapporto con il PIL, indicano un calo al 6,2%, con impatti fortemente negativi sui servizi. Quest’anno Regione Liguria ha ricevuto circa 80 milioni in più per garantire il recepimento dei contratti collettivi, l’aumento dei costi e della farmaceutica. Una cifra che il prossimo anno non si ripeterà, visto quanto previsto dal DEF.
Quindi alle aziende toccherà tagliare, coadiuvati magari da un Advisor esterno.
La manovra prevede entrate straordinarie per 10 milioni di euro (recupero irpef e Irap). Misure non ripetibili per il prossimo anno, dove partiremo già con un handicap nei conti.
Poi arrivano i tagli. La scelta della giunta è quella di bruciare la programmazione comunitaria, senza toccare i costi di comunicazione e istituzionali.
Non un euro in meno per la comunicazione, non un euro in meno per la promozione, ma si taglia selvaggiamente tutta la parte di compartecipazione regionale alla programmazione comunitaria.
Lo si fa sulla scuola e sull’istruzione, con oltre un milione di euro. Lo si fa con lo sviluppo economico e il commercio. E lo si fa sull’agricoltura, con oltre 4 milioni di euro di taglio. Proprio nel momento in cui il tema dell’agricoltura dovrebbe essere centrale, e alcune forze di governo dicono di schierarsi dalla parte degli agricoltori, arriva un taglio di 4 milioni al fondo di sviluppo rurale.
Perchè alla fine, contano poco le parole e molto le scelte politiche, che sono queste: un taglio di 35 milioni di euro di tagli in sanità e di oltre 18 milioni di euro per la prossima programmazione comunitaria. Per il Fondo Sociale Europeo. Per il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale. Per il Programma di Sviluppo Rurale.
E in più, con un emendamento, arriva anche un taglio di 10 milioni di euro al Fondo Strategico Regionale, per progetti destinati ai Comuni. Una misura che rappresenta plasticamente le difficoltà delle aziende sanitarie, perchè non senza quella misura non sarebbero stati in grado di garantire i lavori straordinari in alcuni plessi.
In tutto questo, c’è poi un dato che rende il tutto ancora più insostenibile.
Operare in disavanzo è una scelta se consente di garantire i servizi essenziali, gli esami, le prestazioni, la sanità territoriale. Toti è riuscito nell’impresa di fare disavanzo e fare aumentare le liste d’attesa, non garantendo nei fatti il diritto alla salute.
Le liste d’attesa nel 2023 sono aumentate di 850mila prestazioni. 120 mila liguri hanno rinunciato alle cure, nel 2023, per via delle liste d’attesa e per le difficoltà economiche. Un dato enorme e drammatico, che certifica il fallimento della sanità pubblica sotto il governo di Toti.
E certifica ancora di più il fallimento del modello di governance della sanità.
La giunta regionale aveva inventato l’Azienda Ligure Sanitaria (ALISA) per gestire le ASL, i concorsi, garantire efficienza ed efficacia. Poi, dopo la pandemia, si era inventata la struttura di missione, per coordinava Alisa, che coordinava le aziende. Poi, ora c’è la cabina di Regia, con all’interno anche Liguria Digitale (che fa gli acquisti sanitari) e ora insieme coordinano Alisa, che avrebbe dovuto coordinare le aziende.
Infine è arrivato l’advisor esterno per la gestione sanitaria, con l’obiettivo di coordinare Alisa, con la Cabina di Regia, per la gestione delle aziende. Un modello bizantino, un castello di carte che ci ha portato fin qui. Al fallimento.
È fallito il modello di governance della sanità per le scelte della giunta Toti.
E Alisa ne è l’esempio più straordinario. Una azienda con un bilancio di 400 milioni di euro l’anno e oltre 200 dipendenti che da soggetto di coordinamento della sanità è diventato strumento coordinato e usato da altri, una società di facciata, che aumenta costi e non si assume responsabilità.
Oggi in consiglio regionale avanzeremo una semplice proposta: azzerare ALISA, azzerare il castello di scatole cinesi costruito attorno alla sanità. Alisa è un carrozzone ormai inutile da 400 milioni di euro, va chiuso: non ha gestito la sanità, non ha operato quelle scelte necessarie per migliorare gli equilibri e garantire i servizi. E la prima a sostenere che questa struttura non avesse le caratteristiche è proprio la giunta Toti che da anni affianca ad ALISA nuovi soggetti che fanno il lavoro al posto suo.
Di fronte a un disavanzo di queste dimensioni il modello di governance va azzerato e ricostruito da capo. Lo spezzatino di funzioni va ricondotto ad un ordine, negli acquisti sanitari, nei concorsi, nella programmazione.
Va fatta cancellando ALISA, recuperando da lì risorse senza tagliare i servizi, senza consulenze esterne e advisor, ma con un confronto aperto con le organizzazioni sindacali per gestire la fase più acuta, con una operazione verità sulla sanità pubblica che Toti, con le sue scelte, sta portando al disastro”.