“Se avessi un figlio gay lo brucerei nel forno”. Una frase sempre smentita dall’ex consigliere regionale leghista Giovanni De Paoli.
Il politico di Varese Ligure e lavagnese d’adozione, per quella presunta frase, che secondo i suoi accusatori sarebbe stata sussurrata nel febbraio 2016 nei corridoi del palazzo dell’Assemblea legislativa della Liguria, oggi è stato assolto dal giudice del Tribunale di Genova “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di diffamazione con l’aggravante di incitamento all’odio razziale verso gli omosessuali.
Le motivazioni della sentenza di assoluzione dovrebbero essere pubblicate dal Tribunale entro 90 giorni.
“Con riferimento al procedimento a mio carico presso la Procura di Genova per presunta diffamazione – aveva dichiarato De Paoli – sono a ribadire di non avere pronunciato quanto a me attribuito e sono profondamente dispiaciuto per il malinteso venutosi a creare. Resto fiducioso che venga fatta chiarezza e aspetto con grande rispetto e serenità il corso della giustizia”.
“Giustizia che finalmente è arrivata – ha commentato oggi De Paoli – sono felice di essere stato assolto rispetto a un’interpretazione del tutto errata delle mie parole. Ringrazio chi mi ha sempre difeso dalle accuse e ha avuto fiducia in me”.
A seguito del can-can mediatico, ci furono mille polemiche. Al punto che una senatrice del Partito democratico denunciò il caso a Palazzo Madama, nel cuore del dibattito sulle unioni civili.
Nel 2020 De Paoli rinunciò a candidarsi alle elezioni amministrative regionali.