Riflessi da portiere, piedi da regista. Una mente allenata aperta alle novità. In sei mesi Jandrei si è impratichito della lingua afferrando i concetti base. Ben più di un secondo in un reparto, quello tra i pali, che mette il Genoa in una botte di ferro.
“Gli inizi sono stati duri perché non capivo la lingua, è servito tempo per ambientarmi del tutto. Con i preparatori Scarpi e Raggio Garibaldi ho capito che dovevo lavorare sulla tecnica europea, adattando la scuola brasiliana a quella italiana. E’ un processo ancora in corso che sta dando buoni risultati. Gli allenamenti di mister Andreazzoli utilizzano molto il pallone, il gioco che propone è divertente. C’è allegria in questo. Con Romulo si è instaurato un legame come tra fratelli, siamo compagni in stanza, ma è un po’ in tutto il gruppo che si respira una bella aria. Ho origini italiane sia da parte di madre che di padre. Non conosco le regioni di provenienza”.