“Lo chiamano calcio moderno, quello dello spezzatino in TV, quello dove i titoli in borsa contano più di quelli sportivi, quello dove vincono i milioni e non sempre i migliori….dove si sbandierano slogan come ‘riportiamo le famiglie allo stadio’ e poi ad una famiglia per portare i bambini allo stadio serve un quinto dello uno stipendio, grazie alle tariffe che vengono applicate ai biglietti”.
Comincia così il comunicato ufficiale pubblicato stamane su Fb dai responsabili dell’associazione club genoani (Acg) in merito alle polemiche sull’orario della partita Genoa-Milan, che lunedì prossimo è stata spostata dalle 21 alle 15 dalla Lega Calcio su indicazioni dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive.
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“Tutto questo carrozzone – hanno aggiunto i tifosi rossoblu – poi si muove vincolato sotto l’occhio vigile dell’ordine pubblico, parola magica in nome della quale si può applicare qualsiasi tipo di restrizione: dai tornelli agli accessi nominali, dalle trasferte vietate alle curve chiuse e tutti i provvedimenti vanno a discapito degli unici che veramente partecipano a questo mondo, a proprie spese e in nome di una passione e di un attaccamento alla propria squadra.
L’ultima novità, ma solo in ordine di tempo, è il colpo di genio di un ministro che l’ordine dovrebbe tutelarlo e che invece getta nel caos una città già martoriata dalle difficoltà post crollo Ponte Morandi: Una partita alle ore 15:00 di un normale lunedì lavorativo!
A lui chiediamo una ragione per la sua scelta ‘no-sense’ in nome di un ordine pubblico per un incontro di calcio la cui unica criticità sta proprio nell’orario che gli si è voluto attribuire.
Negli anni Infatti la partita che vede affrontarsi Genoa e Milan da sempre definita ‘a rischio’ ha visto portare avanti un percorso partito dai divieti di trasferta alle tifoserie, passato poi all’apertura dei settori ospiti sino ad arrivare alla disputa in orario serale nelle ultime due stagioni senza rilevare particolari preoccupazioni dal punto di vista dell’ordine pubblico.
Non c’è una ragione tempistica perché la disputa in quell’orario mette in ginocchio un quartiere ad alta densità di attività commerciali come Marassi.
Non c’è ragione logistica perché sappiamo come lo stadio di Genova sia vicinissimo all’uscita autostradale di Genova Est, già messa in crisi dalle forzature dovute al crollo del Ponte Morandi.
Non c’è neppure una ragione logico-televisiva che da tempo sappiamo essere l’unico grande peso sulla bilancia in grado di spostare gli equilibri dei calendari di calcio.
Sicuramente avrebbe maggiore seguito una partita alle 21 quando la stragrande maggioranza della popolazione è rientrata a casa dal lavoro.
Con particolare rammarico abbiamo raccolto poi le dichiarazioni di chi è a capo di un osservatorio e che dovrebbe vigilare il regolare svolgimento delle manifestazioni sportive ma che con fastidiosa leggerezza riesce a farsi una ragione del malcontento di chi pur avendo pagato un abbonamento per assistere alla partita sarà di fatto impedito di poterlo fare, perché non tutti ricordiamoci hanno realtà lavorative che gli permettano giorni di ferie o permessi.
Ci chiediamo che ragioni potrebbe farsi questa signora se un giorno i suoi figli fossero costretti a rinunciare ad ore di lezione a scuola perché l’istituto viene chiuso anticipatamente per una partita di calcio.
‘Capire tu non puoi se non sei come noi’ recita uno slogan che bene rappresenta tutti i tifosi indipendentemente dai colori che portano, tifosi, che ogni domenica affrontano chilometri e sacrifici economici in nome di una passione ed a sostegno della propria squadra.
A questi signori che con disarmante leggerezza fanno spallucce di fronte alle difficoltà ed alle necessità di una popolazione alla quale nei giorni caldi di agosto avevano promesso vicinanza e sostegno spieghiamo come lunedì alle ore 15 i genoani, così come tanti altri genovesi, saranno regolarmente sul posto di lavoro per far tornare Genova più Superba di prima, anche se delle loro scelte insensate e di questo ‘calcio moderno’ proprio non riescono a farsene una ragione”.