Parare i colpi di Covid-19 invece dei tiri di avversari e compagni. Il destino a volte ha la faccia di una brutta bestia. Qualche allenamento nelle gambe e, nella testa, un’esperienza che lascia il segno. Diverso dalle cicatrici dopo gli interventi. Mattia Perin è tornato in attività da un pugno di giorni. “In isolamento sono stato solo con me stesso, ho avuto modo di pensare e vivere un tempo neutro. Ho elaborato aspetti della mia vita passata, ricollocando alcune cose nella giusta prospettiva. Non direi la verità, se dicessi che questa esperienza un po’ non mi abbia destabilizzato. La paura nella storia ha garantito la sopravvivenza del genere umano. Noi atleti consideriamo il corpo uno strumento di lavoro e lo vogliamo tirato alla perfezione. Un infortunio lo metti in conto, le malattie sono un’altra cosa e questa è subdola. La puoi prendere in taxi, o schiacciando il bottone di un ascensore”.