L’umilità dei grandi, la calma dei forti. E l’esperienza di chi le ha viste tutte. Il Genoa è in una botte di ferro. Nel ritiro spagnolo mister Cesare Prandelli sta guidando le operazioni a tutto campo. Giovanile nell’aspetto fisico. Ma soprattutto per l’entusiasmo che trasmette ai giocatori con il suo staff: una famiglia nella famiglia. Provare, per credere. I primi giorni di ritiro offrono l’occasione per fare il punto.
“Questo mini ritiro è funzionale a due obiettivi. Il primo è consolidare il gruppo in tutti i sensi. Il secondo è avere la possibilità di lavorare sui particolari con due allenamenti al giorno. Abbiamo trovato condizioni ideali e strutture fantastiche. I campi della Pinatar Arena sono molto curati, i giocatori contenti di allenarsi in un contesto con alti standard qualitativi. Il calcio è un lavoro, ma rimane un gioco. E in un ambiente così i calciatori sono più portati al divertimento. Un aspetto positivo”.
E’ insolito vedere flotte di squadre allenarsi gomito a gomito, condividere lo stesso albergo, prendere insieme l’ascensore che porta ai piani. Tute di ogni colore e una moltitudine di nazionalità rappresentate. Un piccolo microcosmo senza barriere e pregiudizi. Se la diversità è una ricchezza, buttare l’occhio sugli altri campi fornisce spunti interessanti. “Ho visto i nostri nelle pause andare a vedere come si allenino gli altri. Qui si incrociano diverse metodologie, culture, modi di pensare. E’ un’esperienza a tutto tondo che, se hai voglia e predisposizione, ti stimola e ti apre la testa. Sono soddisfatto di come le cose stiano procedendo. Il programma è intenso, i ritiri pesanti, la fatica si fa sentire e qualche intoppo è da mettere in conto a livello fisico”. Stop. Dopo sei allenamenti, oggi pomeriggio si è staccata la spina e ricaricate le pile. La doppia seduta di venerdì bussa alle porte.