Un abito su misura. E’ quello che Davide Ballardini, 54 anni domani al Ferraris, ha confezionato al Genoa con la stoffa che ha tra le mani. Dodici punti in sette partite.
Il fiore all’occhiello della miglior difesa in questo periodo. Tre reti subite. Un sarto della cara, ‘vecchia’ scuola italiana. Predisposto a fare rendere i giocatori per le loro qualità. Di non precludersi a battere soluzioni alternative a livello di disposizione in campo. Come variare i tagli. I moduli richiesti dal momento, dai cali fisiologici, dalla crescita delle consapevolezze. Senza rincorrere le mode. Badando al sodo per mettere in sicurezza un patrimonio di nome Genoa.
Nelle parole del mister, alla viglia della gara con il Sassuolo, rimbomba la solita saggezza. Ereditata dalla cultura del nonno contadino. Appiccicata alla pelle come un’etichetta al vetro di un buon ‘Vecchia Romagna’. Cin-cin. “Quello che conta è fare una bella partita. Con intensità, attenzione, fame, compattezza. E quell’aggressività che la gente vuole da noi. Una squadra generosa. I tifosi vogliono emozionarsi, il Genoa deve dare emozioni. Il risultato poi è solo una logica conseguenza. Umili e disponibili al sacrificio. Abbiamo le qualità e la forza per fare bene sia la fase offensiva che difensiva, senza ripetere la prova del primo tempo con il Torino a livello di gioco”.
Faccia a faccia con la squadra emiliana. Simbolo del made in Italy che tanti complimenti ha attirato dopo l’approdo in Serie A. “Incontriamo una squadra espressione di una società importante, che da qualche anno è un esempio per il lavoro che porta avanti, per le scelte e la continuità. Una bella realtà del nostro calcio, forte economicamente e sotto il profilo del parco tecnico. Il Sassuolo ha sempre fatto bene nel recente passato. La stranezza era rappresentata dalle difficoltà di inizio stagione. Da un mese e mezzo ha ripreso a marciare veloce. Iachini? E’ un bravo collega. Altre storie non mi interessano”.
A fronte delle assenze in organico, non cambia la filosofia di fondo. Ci vuole un Genoa da battaglia, il soffio potente della Nord. “Certe valutazioni saranno fatte a fine campionato. Come ho ripetuto altre volte non sono mai sereno per il mestiere che faccio. Meraviglioso, ma con determinate prerogative. Voglio vedere serietà. La voglia da parte di ognuno di esprimere quella generosità, unita alle qualità individuali, che un club e una squadra come il Genoa meritano. Ho sempre, o quasi, fatto affidamento sui tre attaccanti nella mia carriera. In ragione della situazione, a volte devi tutelare la squadra diversamente per gli equilibri, la coesione, la compattezza. L’idea è di arrivarci strada facendo. Sul mercato abbiamo le idee chiare. Nell’eventualità, poche cose”.