Questa mattina, all’Ocean Live Park, presso il padiglione Jean Nouvel, si è tenuto l’ultimo Ocean Summit iniziata a Genova nel 2018 e che ha portato alla stesura di una Carta dei diritti fondamentali degli oceani che sarà presentata il 18 settembre all’Assemblea generale delle Nazioni unite.
Il documento è il risultato di un lavoro lungo cinque anni durante i quali sono stati coinvolti esperti e governanti di ben 35 paesi, non solo tramite gli Ocean Summit, ma anche attraverso gli Innovation Workshop, iniziati anch’essi a Genova nel marzo dello scorso anno.
Il sindaco di Genova Marco Bucci ha firmato la bozza della dichiarazione della Carta dei diritti.
Durante l’incontro di stamani sono stati molti gli addetti ai lavori – da sportivi a stakeholder, scienziati ed esperti – che hanno raccontato l’importanza della Carta e, più in generale, della salvaguardia degli oceani.
La Carta, è stato spiegato, sarà un documento abbastanza complesso, conseguenza naturale dato che si parla di acqua, ovvero dell’elemento che al 70% costituisce il nostro pianeta.
«Oggi portiamo Genova nel mondo: non solo attraverso una competizione sportiva internazionale, ma anche grazie ad un lungo e impegnativo percorso che vede protagonista la protezione degli Oceani – ha detto il sindaco di Genova Marco Bucci. La ricerca scientifica e il patrimonio culturale legato al mare sono alla base del “Genova Process” e siamo orgogliosi che porti il nome della nostra città.
Porterà alla dichiarazione universale dei Diritti dell’Oceano, uno strumento ad oggi indispensabile per stabilire regole condivise da tutti i Paesi e far sì che i nostri oceani possano prosperare. Genova è una città portuale ma prima di tutto di mare, e in quanto tale ci poniamo in prima linea per preservarlo».
«L’Ocean Summit è iniziato a Genova nel 2018 – ha aggiunto Richard Brisius, presidente di The Ocean Race – e da allora abbiamo coinvolto centinaia di esperti e migliaia di persone. Ci sono stati i workshop del Genova Process che sono serviti a mettere nero su bianco i principi di quella che deve essere una dichiarazione universale dei diritti degli oceani. All’inizio è stato un lavoro travolgente, era un’idea nostra e noi siamo piccoli per spingere una cosa così grande. È stato bello però, perché tutti ci hanno dato tanto supporto, soprattutto i politici e la Commissione europea».