Operazione Grog. La mattina del 9 febbraio 1941 le navi della Reale Marina Britannica diedero il via al feroce bombardamento su Genova.
Fu il secondo e ultimo attacco via mare che subì il capoluogo ligure, dopo il bombardamento navale del 14 giugno 1940.
Da quel giorno, fino alla fine del conflitto in Italia, la nostra città subì altri pesanti attacchi, ma esclusivamente aerei.
Alle 07:35 Genova venne posta in allarme. Alle 08:14 l’ammiraglio Somerville diede l’ordine di aprire il fuoco. Le navi britanniche del 1º gruppo della Forza H spararono 273 colpi da 381 mm, 782 colpi da 152 mm oltre a numerosi altri di minore calibro.
La popolazione genovese pagò la ferocia dell’azione britannica con 144 morti, 272 feriti e molti danni.
I danni. (da Wikipedia).
“Gli obiettivi iniziali del bombardamento furono i cantieri Ansaldo e le fabbriche che si trovavano sui due lati del torrente Polcevera, ma numerosi incendi e relativo fumo costrinsero gli inglesi a spostare il tiro sul bacino commerciale; altri colpi raggiunsero poi la centrale elettrica e i bacini di carenaggio ed infine fu colpita la nave cisterna Sant’Andrea che stava entrando in porto.
Furono colpiti anche moltissimi edifici civili e storici come la cattedrale di San Lorenzo (nella quale un proiettile da 381 mm, dopo aver perforato due muri maestri, andò ad adagiarsi inesploso sul pavimento) la chiesa della Maddalena, l’Accademia ligustica, l’ospedale Duchessa di Galliera, dove trovarono la morte 17 ricoverate, alcuni palazzi all’inizio di via XX Settembre e l’Archivio di Stato.
Una delle zone maggiormente colpite fu quella di piazza Colombo che poco dopo mutò il suo nome in ‘piazza 9 febbraio’ per poi riprendere a guerra finita la vecchia denominazione.
Molti proiettili inglesi caddero in acqua (circa il 50%), dei 55 piroscafi che erano nel porto ne furono danneggiati da schegge 29, mentre ricevettero colpi diretti il piroscafo Salpi (due di cui uno da 381 mm) e il piroscafo Garibaldi, che si trovava in bacino di carenaggio, che invece riportò tre squarci nella parte prodiera della carena per effetto di un colpo esploso all’interno del bacino; il danno maggiore lo ebbe la nave scuola Garaventa che affondò; mentre le due navi militari in quel momento in porto per riparazioni, la Duilio e il cacciatorpediniere Bersagliere, non furono colpite.
Danni non gravi li subirono gli impianti industriali, ma riportarono danni maggiori i fabbricati civili, dove alla fine dell’attacco trovarono la morte 144 cittadini mentre i feriti furono 272.
I danni materiali e sociali furono enormi. Il Comune dovette provvedere ad alloggiare presso alberghi e pensioni circa 2.500 senzatetto, erogando vitto ed alloggio per 2.781.218 lire, aiuti in denaro per 955.289 lire, vestiti, scarpe, indumenti vari per 692.044 lire, articoli da cucina e masserizie per 315.374 lire, affitti per 77.765; mentre dalla ‘Cassetta del Podestà’ vennero raccolte 1.472.649 lire a cui si aggiunse un milione di lire di contributo disposto dallo stesso Mussolini. Decine di abitazioni del Centro storico genovese furono vittima di crolli anche posteriori al bombardamento”.