L’assemblea dei giornalisti: “L’azienda non può e non deve svendere questo giornale”
Associazione Ligure dei Giornalisti, Ordine dei Giornalisti della Liguria e Gruppo Cronisti Liguri esprimono massima solidarietà e pieno sostegno ai giornalisti del Secolo XIX.
L’assemblea dei giornalisti ha proclamato questo pomeriggio lo stato di agitazione affidando al Cdr un pacchetto di cinque giorni di sciopero “dopo che l’azienda, il gruppo Gedi, non ha smentito pubblicamente le indiscrezioni di stampa relative a una possibile vendita del quotidiano con sede a Genova.
L’azienda ha negato di avere ricevuto offerte di acquisto e di avere attivato trattative per la vendita del Secolo XIX ma ha pure affermato che il gruppo valuterà eventuali proposte di acquisto qualora dovessero arrivare, sia per il Secolo XIX che per le altre testate del gruppo”, si legge in un comunicato sindacale del Cdr.
“Per quanto riguarda invece indiscrezioni e voci su recenti incontri avvenuti nel capoluogo ligure da parte della dirigenza del gruppo finalizzati a una possibile cessione del Secolo XIX – prosegue il comunicato – l’azienda ha risposto che nei giorni scorsi ci sono stati incontri con istituzioni e operatori economici del territorio ligure, come accade con cadenza periodica da parte del gruppo Gedi anche nel resto d’Italia.
Alla dirigenza di Gedi – sottolinea il Comitato di redazione – ricordiamo che Il Secolo XIX, dal 1886, è la voce libera e indipendente di un territorio e di una popolazione che consideriamo a tutti gli effetti il nostro naturale editore”.
“Il Secolo XIX – chiude il comunicato – ha consolidato negli anni la sua posizione di leader nell’informazione regionale ed è da sempre riconosciuto come testata di rilievo nazionale grazie alla professionalità e all’autorevolezza dei suoi giornalisti.
Per questo l’assemblea dei giornalisti chiede con forza e in tempi brevi all’azienda di presentare un piano industriale e un preciso piano di investimenti per Il Secolo XIX.
Qualora invece Gedi dovesse cederne la proprietà, la redazione sarebbe disposta ad accettare solo l’ipotesi di un soggetto di dimensioni, capacità, posizionamento, visione e volontà di investimenti che siano coerenti con la nostra storia.
Diciamo no, quindi, a soluzioni di basso cabotaggio o filtrate da ingerenze di tipo economico politico e confermiamo la nostra netta opposizione a scelte in contrasto con l’identità della testata che, con orgoglio, rappresentiamo”.