“La scarsità di risorse pubbliche in Italia oggi ha tre cause: cattiva gestione, evasione fiscale, erosione della base imponibile”, ha detto Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani imprenditori della Confindustria aprendo a Rapallo il convegno “Nuova frontiera – Direzione 5.0.”
“Va sfrondata la foresta dei bonus, e diciamo no ad un’aliquota unica, che pensiamo non sia adatta ad un Paese che ha un ampio welfare e una forte erosione della base imponibile.”
Per quanto riguarda l’evasione: “Il governo rafforzi la telematizzazione degli adempimenti fiscali. Siamo alle soglie di una revisione del sistema fiscale.
Il nuovo fisco deve instaurare fra Stato e contribuente una reale collaborazione. Noi sosteniamo il taglio del cuneo fiscale e il sostegno con contributi ai progetti innovativi”, aggiunge Di Stefano.
Sull’attuazione del Pnrr è necessario “fare uno scatto di Formula 1” e non “una gara fra tricicli”, ha precisato Riccardo Di Stefano. “I giovani industriali si aspettano che la struttura di Palazzo Chigi sappia esercitare la giusta pressione sui soggetti attuatori.”
Nella prima giornata dell’incontro di Rapallo è intervenuto il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso.
“Al vertice trilaterale tra i ministri dell’Industria di Berlino – ha detto Urso – lunedì prossimo, con Francia e Germania discuteremo il tema delle materie prime.
E’ necessario raggiungere un’autonomia strategica del 10% nelle materie prime critiche che ci servono attualmente entro il 2030, il 40% delle materie prime critiche che ci serviranno in futuro, e il 15% sul riciclo.”
Duro il ministro nel confronto degli ecologisti.
“Tema che preoccupa di più – prosegue Urso – è l’estrazione delle materie prime. Abbiamo in Italia 15 su 34 materie prime strategiche, e uno dei più grandi giacimenti è qui in Liguria. L’estrazione è ferma da 30 anni, sono tutti in aree naturali protette.
E’ sicuramente più facile prendere il cobalto in Congo, dove ci sono i bambini nelle miniere controllati dai mercenari.
Ma anche gli ecologisti che imbrattano i palazzi devono capire che oggi il vero modo per proteggere l’ambiente è scavare la terra del nostro Paese, magari per non finire asserviti alla Cina.
Il ministro Fitto si è espresso sul Pnrr auspicando un dialogo ampio con l’Europa. “Il tema del Meccanismo europeo di stabilità va inserito in una logica di dialogo con l’Europa”, ha spiegato il ministro per la Coesione territoriale, il Pnrr e i rapporti con l’Unione Europea, Raffaele Fitto.
“Lo si risolve inserendolo in scenario ampio. Discutendo parallelamente del completamento dell’Unione bancaria e le prospettive per l’Italia con il ritorno del Patto stabilità a partire dal prossimo anno, rafforzando il concetto di flessibilità anche alla luce della nostra dotazione finanziaria con il Pnrr.”
A proposito della “Rivoluzione Green”, si è espresso il Presidente e Amministratore Delegato di RINA Ugo Salerno.
In particolare parlando dell’idrogeno: “Se noi dovessimo immaginare, con le conoscenze di oggi, come sarà in futuro il mondo dal punto di vista della generazione e della trasmissione di energia potremmo immaginare che la prima sia fatta da rinnovabili, nucleare e, probabilmente, una tecnologia di estrazione di energia pulita dai rifiuti. Questa energia si trasmette in due modi: con l’elettrone o con le molecole. Una delle molecole fondamentali sarà l’idrogeno che da solo, però, non ce la farà a essere ‘la decarbonizzazione’.
È sbagliato essere a favore o contro una tecnologia, dobbiamo essere a favore di tutte in modo tale siano sviluppate in parallelo; in primis quella relativa alla cattura della CO2. Oggi, con la cattura della CO2 e con l’evoluzione delle tecnologie, possiamo arrivare a un idrogeno che ha un contenuto di carbonio paragonabile a quello prodotto con le energie rinnovabili”.
“L’Italia – ha poi spiegato l’Ing. Salerno – è uno dei paesi più idrovori dell’Unione europea: consumiamo circa 225 litri pro capite al giorno a fronte di una media europea di circa 140 litri. È evidente che bisogna cambiare rotta e, per farlo, occorre prima di tutto una nuova mentalità.
L’acqua in Italia viene sempre più sprecata o non usata al meglio.
Come emerso da un rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, nel 2021 – in termini di pioggia – abbiamo beneficiato di 285 miliardi di metri cubi d’acqua, che nel 2022 sono scesi a 225. Abbiamo perso in un anno 60 miliardi di metri cubi, raccogliendone circa 12. Risulta quantomai necessario, quindi, recuperare l’acqua, focalizzandoci su quella che scorre in superficie: il 26% di quella a disposizione (il restante 53% è l’acqua che evapora e il 21% quella che viene assorbita dal terreno), ovvero oltre 57 miliardi di metri cubi (una quantità enorme se pensiamo che il consumo in Italia, compreso quello agricolo, è di circa 33 miliardi di cui solo 5 per uso domestico).
Al momento, di questo 26% raccogliamo solo circa 12 miliardi di metri cubi grazie ai grandi e ai piccoli invasi.
Per aumentare il numero di metri cubi di acqua raccolti, bisogna recuperare gli invasi esistenti e realizzarne di nuovi.
È da almeno cinquant’anni che si pianificano interventi di razionalizzazione e ottimizzazione della raccolta piovana, con risultati fallimentari. Basta fare un esempio: secondo uno studio del 1971, pubblicato durante la Conferenza nazionale sulle acque, per far fronte allo sviluppo del Paese sarebbe stato necessario arrivare al 1980 con una capacità di raccolta di acqua piovana in invasi pari a 17 miliardi di metri cubi. Oggi, a distanza di quarant’anni, siamo a una capacità di raccolta di circa 12 miliardi.
Per riflettere sul bene più prezioso del pianeta, il gruppo ligure dei Cavalieri del Lavoro terrà il prossimo 8 luglio – a Genova – il convegno nazionale dei Cavalieri del Lavoro dal titolo ‘L’Acqua: l’oro di sempre’”.
Al convegno di Rapallo è intervenuta anche la segretaria del Pd, Elly Schlein che a margine dell’incontro si è indignata in quanto “la maggioranza ha votato contro un ordine del giorno firmato da tutte le forze di opposizione per salvare i 4,6 miliardi del Pnrr destinati a nuovi nidi e nuove scuole dell’infanzia”.
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