La gip del Tribunale di Genova Paola Faggioni oggi ha respinto l’istanza di Stefano Savi, legale difensore del governatore ligure Giovanni Toti (da martedì 7 maggio agli arresti domiciliari per corruzione elettorale), che chiedeva di retrodatare l’iscrizione del suo assistito nel registro degli indagati.
Si tratta di un atto tecnico che avrebbe reso inutilizzabili molti elementi di indagine come la lunga serie di intercettazioni telefoniche e pedinamenti effettuati dalla Guardia di Finanza in questi ultimi quasi 4 anni.
Toti è stato iscritto nel registro degli indagati soltanto il 16 dicembre 2023 ed è stato arrestato meno di cinque mesi dopo, il 7 maggio 2024.
Il legale difensore, appellandosi alla riforma Cartabia, ha chiesto di considerarlo indagato già dal settembre 2020. Ossia quando è effettivamente partita la maxi inchiesta della Dda e della Procura della Repubblica di Genova.
La giudice per le indagini preliminari ha però rigettato l’istanza sostenendo che il procedimento è stato iscritto prima dell’entrata in vigore delle nuove norme, che dunque non sarebbero applicabili.
Inoltre, ha citato l’articolo 335 del Codice penale secondo cui il pm deve provvedere all’iscrizione della persona indagata solo quando risultino “indizi” a suo carico e non “meri sospetti”.