Ci sono persone il cui ricordo resta indelebile nonostante il passare del tempo.
Persone che magari hanno ricoperto ruoli importanti nella società civile, impegnandosi profondamente e con devozione, al punto di guadagnare consensi per un lungo periodo, attraversando gli anni sempre in prima fila nell’impegno personale.
Stiamo parlando di un sindaco che portato la fascia tricolore per quasi trent’anni, raccogliendo attorno a sé la fiducia di un paese intero che lo ha amato ed al quale lui ha risposto con altrettanto affetto, amministrando l’ente locale con una profonda correttezza ed un severo rigore.
Stiamo parlando di Italo Ghelfi, storico sindaco di Savignone dal 1966 al 1995, del quale quest’anno ricorre il ventennale della scomparsa, a cui qualche anno fa è stata dedicata una pubblicazione che oggi vorremmo rispolverare.
Italo nasce a Savignone nel 1924, da genitori provenienti dalla Toscana ed immigrati in Liguria alla ricerca di fortuna.
Il nucleo si inserisce perfettamente nel tessuto sociale ligure, vincendo una certa diffidenza verso i “foresti”, abbastanza tipica soprattutto in quegli anni.
Ghelfi cresce in una famiglia umile e semplice ma con forti valori di fondo quali la solidarietà ed il rispetto verso gli altri. Sono molte le vicende che modificano il corso della storia e, con esse il destino della sua famiglia che vede il giovane Italo iniziare a lavorare subito dopo la scuola elementare.
Manovale prima ed operaio in ferrovia poi, con anche l’esperienza della deportazione, che riesce a superare proprio grazie alla sua grande fede ed alla profondità dei suoi valori che vedono il positivo nell’animo umano.
E’ la volontà in questo senso che lo spinge, dopo il termine del conflitto, ad entrare nell’amministrazione comunale come assessore nel 1949.
Si sposerà con Teresa Bagnasco qualche anno dopo ed avrà tre figlie: Gina, Anna e Giovanna.
Siamo nella metà degli anni Sessanta, precisamente nel 1966 quando viene eletto per la prima volta come primo cittadino di Savignone.
Italo sarà confermato senza soluzione di continuità fino al 1995, trenta lunghi anni di duro lavoro e grande impegno per la “cosa pubblica”. In quel lungo periodo di carriera il sindaco raccoglie attorno a sé innumerevoli consensi.
“Mio padre veniva eletto con i tre quarti dei voti degli aventi diritto”, spiega Anna sua figlia, “segno tangibile che con lui si riuscivano a superare le ideologie, seppur molto forti e radicate, nell’interesse esclusivo del nostro paese”.
Il bene di Savignone e dei suoi abitanti era un importante pensiero di questo primo cittadino, che ancora oggi è ricordato con affetto, a tal punto che di recente gli è stata dedicata la piazza principale del borgo ligure.
A distanza di tempo, il ricordo rimane ancora, in quei luoghi, in quella piazza e nella pubblicazione a lui dedicata. Un tributo sincero a chi ha saputo interpretare seriamente l’impegno sociale e civile.
Roberto Polleri