Riceviamo e pubblichiamo la “lettera aperta” sulla situazione delle scuole a Genova firmata e sottoscritta da alunni e famiglie di:
Istituto Comprensivo San Giovanni Battista plessi:
Scuola Primaria San Giovanni Battista
Scuola Primaria G. Rodari
Scuola secondaria Centurione
Scuola dell’infanzia XVI giugno
Istituto Comprensivo Sestri plessi:
Scuola primaria G. Carducci
Scuola secondaria Dante Alighieri
Scuola primaria R. Pezzani
Scuola primaria V. Alfieri
Scuola dell’infanzia Villa Parodi
Scuola dell’infanzia Girasole
Scuola dell’infanzia R. Pezzani
Istituto comprensivo Pegli plessi:
Scuola primaria Villa Banfi
Scuola primaria Ada Negri
Scuola primaria Villa Rosa
Scuola primaria Giovanni Pascoli
Scuola primaria Mario Emanuelli
Scuola secondaria Luigi Rizzo
Scuola secondaria Alessi
Scuola dell’infanzia Nemo
Scuola dell’infanzia Via Opisso
Scuola dell’infanzia Viale Modugno
Scuola dell’infanzia Villa Banfi.
“La scuola è aperta a tutti. A sottolinearlo, più di 70 anni fa, è l’articolo 34 della Costituzione.
Significa che tra i principi fondamentali che regolano la nostra convivenza da decenni viene indicata la necessità che lo Stato rimuova ogni ostacolo affinché l’istruzione sia concretamente accessibile in maniera generalizzata.
In questo inizio d’anno complicatissimo, ma con diversi mesi di tempo a disposizione per costruire le giuste condizioni pur in presenza della pandemia, ci sentiamo di affermare che il diritto allo studio sancito dalla nostra Carta Costituzionale non è al momento rispettato e onorato.
Gli alunni e le rispettive famiglie appartenenti agli istituti comprensivi che sottoscrivono questo documento- rivolto alle istituzioni ma anche ai media perché venga sollecitata anche l’opinione pubblica – illusi dalle molte avventate promesse intercorse a più riprese nel corso dell’estate a proposito di una riapertura nelle migliori condizioni, vogliono esprimere tutta la loro indignazione di fronte a questo diritto in gran parte disatteso.
E questo pur avendo assistito, attraverso i Consigli di Istituto, agli sforzi messi in campo dai Dirigenti Scolastici per risolvere criticità enormi la cui responsabilità è stata lasciata unicamente nelle loro mani.
Era stato promesso che la scuola avrebbe riaperto in presenza il 14 settembre 2020, e noi tutti ci aspettavamo che ad essere presenti non sarebbero stati solo i nostri ragazzi, ma anche i loro insegnanti.
Invece così non è stato: in molte scuole all’avvio della didattica risultavano vacanti quasi la metà delle cattedre. E ancora a tre settimane dalla prima campanella, il numero degli insegnanti, in tutti gli ordini di scuola (dall’infanzia alla secondaria di secondo grado), è così esiguo che di fatto le ore di frequenza sono ridottissime, sino ad un terzo rispetto all’orario pieno.
E ancora meno sono le lezioni effettive, perché moltissime sono ore di supplenza nelle quali gli alunni si trovano insegnanti di classi diverse dalla loro. Una situazione che, bisogna tenerne conto, aumenta inevitabilmente anche le situazioni di ‘rischio’, specialmente in quelle classi nelle quali sono presenti alunni più piccoli o diversamente abili.
La convivenza con l’emergenza sanitaria va considerata con un’attenzione a quanto potrà succedere anche nei mesi a venire.
Nella migliore delle ipotesi, abbiamo già perso un altro prezioso mese di scuola, quando invece si sarebbe dovuti partire lavorando a pieno ritmo per avvantaggiarsi nel caso, purtroppo probabile, di assenze e temporanee sospensioni della frequenza con lo spuntare di casi di contagio.
Oltre al ritardo nei programmi scolastici, che colpisce tutti gli studenti, occorre tenere conto della grave privazione dell’ambiente sociale più importante per tutti i ragazzi con bisogni speciali.
Infine, non si può trascurare il profondo disagio che colpisce le famiglie, specialmente con figli piccoli, che non riescono a gestire orari scolastici così ridotti e l’assenza del servizio mensa.
È peraltro evidente come questa situazione impatti sulla produttività dei lavoratori e colpisca in particolare proprio chi è più debole: chi non può permettersi di pagare la babysitter e non può lavorare in regime di smart working, ad esempio, senza considerare l’innegabile alto prezzo che pagano ancora una volta, in particolare, le donne.
Non ci interessa polemizzare, dunque non vogliamo entrare nel merito delle scelte fatte a vari livelli che hanno condotto a questa situazione. E siamo perfettamente coscienti della complessità di gestione di una situazione così nuova e difficile all’interno di un contesto, quello della scuola pubblica, troppo a lungo trascurato.
Tuttavia, ora, è indispensabile operare uno sforzo in più per dare una risposta immediata alle esigenze degli studenti, delle famiglie e di chi a scuola ci lavora: un contesto stabile, sereno ed efficiente che consenta la vera ripresa dei percorsi didattici e di inclusione e formazione dei cittadini di domani.
Chiediamo pertanto:
– Nomine urgenti per gli insegnanti di sostegno
– Nomine tempestive per gli insegnanti delle materie curricolari
– Nomine, altrettanto necessarie, di insegnanti e personale ATA previsti come organico Covid promesso per TUTTE le scuole, al fine di far fronte alle nuove esigenze dettate dalle disposizioni adottate per il contenimento dei contagi
– Che le nuove nomine siano fatte secondo un principio guida che assicuri il più possibile la continuità didattica
– Che al più presto siano forniti banchi e altri arredi o supporti per massimizzare la presenza degli alunni in classe
– Che sia previsto anche per le scuole primarie di secondo grado e secondarie di primo grado un piano per la Didattica a Distanza Integrativa, per gli studenti fragili e per chi dovesse essere sottoposto a quarantena”.