Giovanni Toti non andava a casa o in barca solo da Aldo Spinelli. Ma andava a cena anche a casa dell’imprenditore nautico genovese Luigi Alberto Amico dove si era “presentato addirittura con i documenti relativi al finanziamento che avrebbe dovuto fare” al partito.
E’ quanto emerge dall’ordinanza di sequestro dei 175mila euro dal conto del Comitato di Toti.
Finanziamenti che però Amico voleva “schermare” per “non comparire suoi giornali”. E che faceva arrivare tramite la moglie o le altre società satellite.
“Si riproponeva, dunque, la situazione in cui il presidente della Regione Liguria – scrive il gup genovese Matteo Buffoni – incontrava personalmente un imprenditore, preferendo l’abitazione o gli uffici di quello ai propri luoghi istituzionali, per trattare nello stesso contesto sia di pratiche di grande interesse per l’impresa (che coinvolgevano gli organi della Regione ovvero quelli dell’Autorità di sistema portuale) sia di erogazioni liberali destinate alla propria attività politica”.
A fare prima da intermediario era stato l’allora braccio destro di Toti, Matteo Cozzani, che dice ad Amico “i nostri amici, se hanno bisogno… vengono a bussarci direttamente”. Lo stesso Cozzani si vanta con la segretaria del presidente Marcella Mirafiori dopo i bonifici ricevuti dall’imprenditore nautico per un totale di 20 mila euro. “Ok…bene…allora vuol dire che ho fatto un buon lavoro…”, il suo commento.
Per il giudice i “rapporti Toti-Spinelli e Toti-Amico sono stati caratterizzati da molteplici accordi corruttivi”. Le erogazioni, la conclusione del magistrato, “erano destinate a supportare l’attività politica dell’indagato e quindi a garantirgli il successo a livello elettorale, con conseguente vantaggio personale per lo stesso Toti”.