“Alle prime ore del 24 Dicembre abbiamo attaccato l’Istituto italiano di tecnologia (Iit). La vigilanza H24 alla receptions e la sicurezza privata in macchina non sono stati un buon deterrente; eravamo decisi ad attaccarvi e lo abbiamo fatto!”.
Comincia così la rivendicazione degli anarchici del “Gruppo di azione immediata Fai/Fri” pubblicata sul sito web “Anarhija.info” in merito all’incendio che si è sviluppato la notte tra il 23 e il 24 dicembre scorso all’Istituto Italiano di Tecnologia di Morego, sopra Genova Bolzaneto.
In un primo momento, i VVF avevano riferito che la causa del rogo forse era stata un cortocircuito. In ogni caso, non risulta che l’incendio abbia provocato danni a laboratori e a macchinari perché i pompieri sono riusciti a spegnere le fiamme in tempo.
Fiamme all’IIT di Morego, intervengono i VVF: forse cortocircuito
“L’Iit – hanno continuato gli anarchici – è il fiore all’occhiello dello stato italiano è una fondazione per lo sviluppo tecnologico e delle politiche nazionali a favore della scienza e della tecnologia. Lavora al potenziamento dei mercati e delle politiche di saccheggio e devastazione ogni giorno commesse dal capitale e dai governi.
Porta avanti studi di neuroscienze, ‘brain thecnologies’ e ricerche genetiche per la manipolazione del vivente. Attiva nell’ambito delle nanotecnologie, porta avanti ricerche sui nanomateriali ed il loro impiego, nonché sullo sullo sviluppo di materiali per convertire e stoccare l’energia, di cui il sistema di produzione odierno ha bisogno in enormi quantità per mantenere la velocità della folle corsa del progresso.
Oltre agli Icub, nell’ambito della robotica e dell’intelligenza artificiale, perfeziona robot per la produzione industriale.
Al servizio del capitale e dello stato di polizia che la assicura, è impegnata nella realizzazione di sistemi di “computer vision” per sistemi utili all’identificazione e al controllo sociale.
In linea a questo, nella ricerca delle scienze computazionali approfondisce lo studio dei ‘big data’, realizzando programmi e strutture per queste vaste raccolte dati (video, audio ed immagini) necessarie alla società tecnoindustriale. Questi algoritmi producono la ricchezza delle grandi lobbies che dominano il mondo capitalista perché applicati a informatica, IA, biotecnologie, industria bellica e ricerca militare; realizzano esponenziali possibilità a questo ordine mortifero di dominazione e sfruttamento, di depredazione dei territori per le risorse pagate col sangue che scorre nel mediterraneo e quello di tutti gli sfruttati.
Non professiamo nessun atto di fede alla dottrina tecnoscientifica, anzi, evidenziando le sue oppressive applicazioni abbiamo deciso di attaccarla. Il comparto tecnologico sempre più fluido e inserito nella vita quotidiana e nella vita in ogni sua forma è in avanzamento costante. Va dai beni a cui siamo dipendenti all’industria civile, militare e aerospaziale, dal transumanesimo all’intelligenza artificiale, dallo sviluppo delle telecomunicazioni alle case intelligenti, in città intelligenti, alle guerre intelligenti ed una umanità sempre più stupida. Le conseguenze sono devastanti sui territori depredati e sulla vita di tanti oppressi, la cui esistenza garantisce la ricchezza dei tanti oppressori.
A questa società viene calato tutto sulla testa, poi è la gestione dell’opinione di massa a creare il consenso. A noi non interessa il consenso. A noi interessa combattere l’oppressione. Questa è la coscienza che opponiamo alla scienza.
Sono state spese tante parole contro la tecnologia e le nefandezze della società tecnoindustriale. Per quello che ci riguarda, chi la produce, chi la finanzia, chi la sviluppa, non sono temi da opinione ma obiettivi da colpire.
L’opinionismo e il consenso sono armi della democrazia. Contro lo stato, maestro nella gestione delle necessità del capitale con la violenza, l’unica risposta possibile è l’iniziativa rivoluzionaria.
La tecnologia non è neutrale. Infatti dietro alle facciate ‘green’ e alle proposte del mercato ecologista che riesce a recuperare anche il dissenso, i governi di destra e di sinistra aprono i rubinetti dei finanziamenti ai laboratori e ai centri di ricerca, mantenuti dai ministeri dell’economia, delle finanze e realizzati in reti fra istituti, privati ed università. Tramite i suoi brevetti e i suoi progetti la ricerca è da tempo entrata nel comparto politico dello stato ed in quello economico del capitale. Presidenti, ministri e luminari a braccetto nei “programmi di sviluppo” e nelle manovre finanziarie.
La tecnologia è profitto. Il suo livello è uno dei cardini che regola i rapporti globali fra gli stati. Nell’interesse del potere, nonostante le presunte antipatie e le reali minacce di guerra nucleare. Lo dimostrano le recenti “guerre commerciali”.
La critica alla tecnologia ed ai suoi profeti passa attraverso l’azione contro di essa. Questo concetto si può allargare a tutti i contesti di lotta che vogliano realizzare conflittualità.
L’offensiva contro lo stato e il capitale sta nell’azione rivoluzionaria che cerca di abbatterli. Abbiamo attaccato.
Accompagniamo questo gesto con questa rivendicazione perché sentiamo necessario che le nostre parole trovino gli spazi per non essere censurate, deviate, storpiate di significato, così come i nostri atti. Nei tempi della libera opinione dell’ignoranza, la propaganda anarchica, che la democrazia reprime, censura, controlla e colpisce, si deve esprimere anche attraverso l’azione. L’attacco è una costante che se messa da parte significa resa, significa insabbiarsi nella sola analisi, nella riflessione, nella teoria. Senza l’azione l’anarchismo perde la sua forza.
Con queste parole accompagnate dai fatti lanciamo l’invito all’offensiva. Finchè non accresceremo il connubio indissolubile fra pensiero e azione non avremo idea di cosa affrontiamo. Non avremo la migliore ‘alternativa di vita’ finché davanti non ci saranno le macerie di questo mondo di oppressori. Questo è solo un buon punto di partenza”.