Il tema è stato trattato dal punto di vista veterinario e giuridico
Poco dopo le 17.30 di venerdì 24 febbraio, nel salone della sede della Sezione Ligure del CAI, inizia il convegno “Il ruolo dei rapaci nella tutela e nella conservazione dell’ambiente. Il punto di vista normativo e il punto di vista pratico veterinario”. Il pubblico presente, attento alla natura e all’ambiente, viene sollecitato a intervenire, poi, con domande e proprie curiosità. L’introduzione scorre via rapidamente, con un cenno al programma dell’evento. Fa gli onori di casa Paolo Ceccarelli, presidente della Sezione Ligure, mentre il consigliere comunale Vincenzo Cav. Falcone porta i saluti del Sindaco Marco Bucci e del Comune di Genova, scherzando sul suo cognome attinente al tema.
L’organizzatrice dell’evento, Maddalena Iannaccone, veterinario, specialista in Allevamento, Igiene e Patologia Specie Acquatiche, consulente per Animali Esotici, direttore sanitario del “Centro Veterinario Il Mondo degli Animali Esotici” e presidente di SOS Animali Selvatici ed Esotici, spiega in sintesi di cosa si occupi questa istituzione no profit, che persegue il fine di diffondere una cultura informativa e formativa per il cittadino, perché sappia come comportarsi se incontra un animale ferito o voglia acquisire un esemplare di specie protetta.
Il punto di vista normativo
Il primo intervento del convegno è di Davide Campagna, Comandante Carabinieri Forestale – Nucleo CITES Genova, che parla di “Normativa nazionale sulla gestione dei rapaci da falconeria”, inquadrando il tema a livello giurisprudenziale con metodologia ineccepibile. “La CITES (Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora)”, spiega, “è la convenzione internazionale sul commercio di specie di flora e fauna a rischio di estinzione”. Firmata a Washington (USA) il 3 marzo 1973, è entrata in vigore il 1° luglio 1975 e conta oggi 184 Stati che ne fanno parte.
Il commercio internazionale delle specie incluse nelle Appendici della Convenzione deve soddisfare tre condizioni: legalità, sostenibilità e tracciabilità, assicurando la tutela degli esemplari vivi, morti e prodotti derivati. Apprendiamo che le tre Appendici CITES proteggono oltre 38.700 specie, di cui 5.950 animali e 32.800 vegetali, elencate secondo tre diversi regimi di protezione. Si parla di deroghe per animali nati in cattività e di commercio internazionale delle specie che non deve essere nocivo alla loro sopravvivenza. La regolamentazione si basa su un sistema di licenze e certificati, una carta d’identità che traccia una filiera di legalità. Condividendo queste regole in ogni paese aderente, la CITES si può definire “un protocollo internazionale standardizzato”.
In Unione Europea la CITES è applicata dai 27 Stati membri e si basa sul Reg. (CE) n. 338/97 con gli allegati A, B, C, D, che nel complesso dettano una disciplina più stringente rispetto a quella della Convenzione. In Italia la ratifica di quest’ultima è avvenuta con la Legge n. 874 del 19 dicembre 1975, curata nel suo adempimento dal Ministero dell’Ambiente con la Legge n. 349 del 8 luglio 1986, applicando sanzioni e misure più restrittive con la Legge n. 150 del 7 febbraio 1992.
Il Comandante Campagna tratta, sempre con il supporto di slide, anche le autorità di gestione CITES, di certificazione e di controllo, istituite in maniera analoga in ogni Paese membro. In Italia, ci sono l’Arma dei Carabinieri-Raggruppamento CITES sul territorio nazionale e la Guardia di Finanza in ambito doganale. Strumenti utili da consultare possono essere i siti speciesplus.net e CITES.org. Viene precisato che il certificato turistico per gli animali non è obbligatorio, ma può esserci una marcatura degli esemplari o possono essere compiuti dei prelievi genetici su di essi per controlli accurati.
Dopo questa relazione di 40 minuti interviene Laura Crimaldi, Comandante Carabinieri Forestale – Nucleo CITES Imperia, su “Recupero e salvaguardia dei rapaci italiani”, scendendo nello specifico con la documentazione del tema attraverso diverse case history. Purtroppo, evidenzia che 5,6 milioni di esemplari di avifauna selvatica vengono prelevati illegalmente ogni anno in Italia, paese che è al primo posto in Europa per intensità del fenomeno del bracconaggio. Per questo il 30 marzo 2017 è stato approvato il “Piano d’azione nazionale per il contrasto agli illeciti contro gli uccelli selvatici”.
La “cabina di regia”, nella sua componente tecnico-operativa, è presieduta dal Comandante del Raggruppamento CC CITES. L’Italia vanta 35 Nuclei CITES e 11 distaccamenti dislocati su tutto il territorio nazionale e una loro articolazione è la SOARDA, cioè la Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno degli Animali. Vengono definiti black-spot le aree calde di questi illeciti, come ad esempio il Delta del Po, Margherita di Savoia presso la foce dell’Ofanto in Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna Meridionale. Per avere un’idea, nei dati aggiornati soltanto al 2020 (2018-20) a causa del Covid, risultano in questo settore 580 persone denunciate, 24 arresti, 347 perquisizioni, 661 sequestri (armi, trappole, 6.100 animali vivi, 8.000 animali morti, 107 richiami acustici).
Un intervento ripetuto annualmente è l’Operazione Adorno (dal nome in dialetto calabrese del falco pecchiaiolo), che si svolge sullo Stretto di Messina ogni primavera, per contrastare il protrarsi di una credenza popolare, secondo la quale l’uccisione di almeno un esemplare maschio di questo falco, tra le migliaia che da lì transitano durante la fase migratoria, preserverebbe l’uomo dal tradimento della propria donna. Vengono citate anche l’Operazione Bonelli 2019 e l’Operazione Biarmicus (= falco lanario) 2019 (entrambe condotte dalla SOARDA – Nucleo CITES Catania). C’è poi il problema della gestione dell’avifauna sequestrata. Collaborazioni utili vengono intraprese con enti e associazioni, come LIPU, WWF, ecc.
Gli interventi del pubblico
La relazione, anch’essa densa di spunti stimolanti, dura 20 minuti, ma poi si susseguono domande per un’altra mezz’ora, a sottolineare l’interesse del pubblico per la parte giuridica dibattuta dai due Comandanti. Tra i presenti, esordisce il consigliere Vincenzo Falcone, chiedendo, tra l’altro, se ci siano rapporti della CITES con le scuole. Scopriamo così che i Carabinieri Forestale collaborano già con le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado. Il Maresciallo della Guardia di Finanza Henry De Santis interviene con la richiesta di promuovere le conoscenze per un primo soccorso nei riguardi di esemplari in cattività e per il maneggio di animali pericolosi. Marina Abisso della Commissione TAM (Tutela Ambiente Montano) del CAI chiede precisazioni sui rapporti tra mafia e bracconaggio.
Rosanna Caprile, alla quale era capitato di salvare una papera, domanda chi chiamare nel caso si trovi un animale selvatico da soccorrere. Le viene risposto che la prima azione da fare sarebbe quella di chiamare la Polizia, che poi smista l’intervento all’autorità più appropriata. Per Genova viene menzionato anche il CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) ENPA in via Lastrico 1 a Campomorone.
Interviene, infine, una signora dell’Associazione UNA (Uomo Natura Animale) onlus, precisando che l’istituzione a cui fa capo è stata autorizzata dalla Regione Liguria al soccorso degli animali.
Il punto di vista pratico veterinario
Sono già le ore 19.20 quando prende la parola Marco Campolo, veterinario, vice presidente di Sivas Zoo, la Società Italiana dei Medici Veterinari degli Animali Selvatici e da Zoo patrocinatrice del convegno stesso. Il suo contributo su “Storia, medicina e conservazione. Un connubio della falconeria moderna” è molto atteso, anche perché a Genova qualcuno ha già avuto l’occasione di ascoltarlo e ha fama di relatore brillante.
Lui parte dalla definizione dei rapaci come uccelli predatori (che si nutrono di altri animali) o necrofagi. Nelle sue slide mostra alcuni splendidi esemplari di condor, arpie, falchi pigmei, ecc. sottolineando che in natura “non c’è il buono e il cattivo, ma c’è la specie”. Distingue, poi, tra rapaci diurni e notturni, che pur dormono anche questi di notte, per cui non ci si deve preoccupare di incontrarli al buio. I rapaci italiani sono una quarantina di specie, fra migratori e stanziali. La dissertazione sulla falconeria come “l’arte di allevare e ammaestrare alla caccia i falconi e dell’andare a caccia con essi” è sempre affascinante, soprattutto se si pensa che inizia addirittura nel 2000 a.C. In Italia la porta Federico II, che fa costruire i suoi castelli per la caccia e scrive il trattato “De arte venandi cum avibus”.
Marco Campolo fa girare tra il pubblico un guanto sinistro da falconiere, che possiamo toccare e provare. Tra gli strumenti della falconeria è un elemento molto importante, che difende la mano dagli artigli dell’animale, come lo sono il cappuccio rilassante per il trasporto del rapace o il logoro – si parla dell’arte del “logorare” e di tipologia di volo sul logoro. Apprendiamo che vengono utilizzate anche le antenne di segnalazione, se il falco si allontanasse troppo. Oggi si prova addirittura a utilizzare per lo sminamento i falchi portati con i droni.
Nonostante l’ora tarda, piovono le domande da parte del pubblico ancora in sala e la conversazione si chiude piacevolmente con un aperitivo, gentilmente offerto dall’Associazione SOS Animali Selvatici ed Esotici. La stessa organizzatrice Maddalena Iannaccone si dichiara sempre disponibile ad accogliere proposte tematiche per futuri approfondimenti. A qualcuno piacerebbe trattare la fauna ipogea e la relativa importanza e protezione, perciò chissà che non si passi presto dai cieli alle grotte!
Linda Kaiser
NOTA – Tenendo conto che “le donazioni effettuate tramite bonifico bancario a un’Associazione no profit sono detraibili dalla dichiarazione dei redditi”, per chi volesse sostenere le iniziative dell’Associazione SOS Animali Selvatici ed Esotici no profit con un’offerta liberale, questo è l’IBAN: IT19K0503401422000000001477 (causale: donazione). Nella dichiarazione dei redditi si può donare il 5×1000 utilizzando il codice fiscale: 95209770106. Per chi volesse contattare l’Associazione, scrivere a: sos.selvatici.esotici@gmail.com.