Come ogni anno, ieri il Festival di Kustendorf, per i giornalisti ospiti, ha mosso i passi verso Andricgrad, l’altro villaggio costruito da Emir Kusturica interamente in pietra, a differenza del Kustendorf che è un fatato villaggio in legno.
E’ sempre particolarmente emozionante dirigersi ad Andricgrad che si trova nell’area della cittadina di Visegrad, nel territorio della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina.
Dai finestrini del pulman si nota come il paesaggio pur conservando la propria bellezza, offra delle sfumature più aspre, non meno degne d’attenzione. Dopo il passaggio alla frontiera con tanto di passaporto o carta d’identità alla mano, scorgiamo sia una Moschea sia alcuni luoghi di culto ortodossi, tra cui il Monastero di Dobrun.
Le montagne sembrano raccontare silenti una cruenta storia degli anni’90 che qui giustamente, nessuno vuole più ascoltare perché troppo dolorosa e perchè le regioni dell’ex Yugoslavia non sono solo testimoni di morti recenti, ma splendide terre dense di potenzialità turistiche e culturali. Non a caso, Emir Kusturica, all’ingresso del suo villaggio di Andricgrad, ha fatto erigere ultimamente un’interessante statua di bronzo a grandezza naturale, che raffigura un vescovo serbo ortodosso ed un pasha turco che si tendono la mano, in segno di pacifica fratellanza. Saprete che questa è l’area in cui sono diffuse sia la religione cristiano ortodossa sia quella islamica.
Il villaggio di Andricgrad è dedicato al grande scrittore Ivo Andric, Premio Nobel per la letteratura nel 1961, nato a Travnik nel 1982 e morto a Belgrado nel 1975. Andricgrad chiaramente sorge lungo la Drina, il fiume del suo celeberrimo romanzo “Il Ponte sulla Drina”(1945) ed al suo interno c’è una scuola di cinematografia, una libreria, un cinema, diverse caffetterie e l’Andric Institute che ospita mostre e conferenze. Proprio ieri il Professor Emir ha presentato la mostra dell’artista contemporanea Bisenija Terescenko, illustrandone i mosaici secondo il quale presentano la medesima ricercata struttura di un film.
Ci siamo poi tutti diretti a contemplare assorti il fiume…cercando le risposte, finché il nevicare non ci ha richiamati al rientro al Kustendorf, dove nel pomeriggio è stato proiettato il Documentario del Grande Wim Wenders dal titolo “Papa Francesco, un uomo di parola”(2018), presentato all’ultimo Festival di Cannes. A seguire il workshop con il prezioso intervento di uno dei producers Andrea Gambetta.
Stasera si terrà la cerimonia di chiusura e tra la stanchezza dovuta all’intensità del Festival, ci coglie la malinconia; la preventiva nostalgia nella consapevolezza di lasciare un festival d’eccezione in un contesto fuorimondo, lontano dal consumismo, traffico e da tutti gli altri elementi che sono l’essenza delle nostre vite troppo moderne. Ma ci godiamo ancora un’emozionante serata sotto ad un cielo limpido.
Romina De Simone