Ieri il Kustendrf Film And Music Festival ci ha ricondotto ad Andrićgrad, in Bosnia. Abbiamo utilizzato il verbo “ricondurre”, in quanto anni fa, prima dell’avvento della pandemia da covid, durante il Kustendorf festival si era soliti fare visita ad Andrićgrad, l’altro villaggio ideato dal regista Emir Nemanja Kusturica, inaugurato nel 2014 al fine di rendere omaggio al Premio Nobel per la Letteratura nel 1961 ad Ivo Andrić.
Ricordiamo che Ivo Andrić era nato a Travnik(09/10/1892), ad oggi Bosnia-Erzegovina e morto a Belgrado(13/03/1975), nell’attuale Serbia. E’ opportuno parlare di Letteratura Jugoslava, perché, per quanto Andrić scrivesse in ecavo, in lui confluisce la pienezza di quella che un tempo era la Grande Madre Jugoslavia, cui talvolta si guarda con doloroso rimpianto.
Ivo Andrić trascorse la propria infanzia a Višegrad, la citta’sul fiume Drina, su cui sorge l’altro villaggio ideato e costruito da Kusturica. A differenza del Kustendorf che è in legno, Andrićgrad é completamente in pietra e funge da centro culturale del luogo. Infatti vi è un Cinema ed un Atelier concepito per le Mostre d’Arte.
Ed in effetti ieri abbiamo partecipato all’inaugurazione della Mostra d’Arte, dedicata al pittore Ratko Lalić, nato a Dolipolje kod Visokog nel 1944 in Bosnia e morto a Belgrado nel 2023, in Serbia, abbracciando il medesimo connubio di vita e morte del celeberrimo Ivo. Il Professor Emir Kusturica ha inaugurato ed introdotto la mostra in oggetto.
Quella di Lalić si rivela una pittura molto interessante, dai colori delicati, a volte dalle sfumature più cupe. In effetti Ratko pian piano riproduce i vari stili pittorici che negli anni si erano diffusi in Europa, ma giunti solo tardivamente in Bosnia, considerata la duratura influenza ottomana.
La nostra visita é proseguita percorrendo lo storico Ponte eretto alla fine del XVI secolo per opera dell’architetto ottomano Mimar Koca Sinan, su ordine del gran visir Mehmed Paşa Sokolovič. Ci riferiamo al Ponte che anticamente separava la parte cristiana ortodossa da quella islamica.
E’ stata una visita che, a distanza di qualche anno, ci ha molto emozionato ed arricchiti moralmente. Ed alla luce dei sanguinosi conflitti odierni, desideriamo chiudere proprio con le parole del grande scrittore Ivo Andrić“Di tutto ciò che l’uomo, spinto dal suo istinto vitale, costruisce ed erige, nulla è più bello e più prezioso per me dei ponti. I ponti sono più importanti delle case, più sacri perché più utili dei templi. Appartengono a tutti e sono uguali per tutti, sempre costruiti sensatamente nel punto in cui si incrocia la maggior parte delle necessità umane, più duraturi di tutte le altre costruzioni, mai asserviti al segreto o al malvagio…
…Così, ovunque nel mondo, in qualsiasi posto il mio pensiero vada e si arresti, trova fedeli e operosi ponti, come eterno e mai soddisfatto desiderio dell’uomo di collegare, pacificare e unire insieme tutto ciò che appare davanti al nostro spirito, ai nostri occhi, ai nostri piedi, perché non ci siano divisioni, contrasti, distacchi…”
Romina De Simone