Il Teatro Carlo Felice dedica tutto un venerdi, con due rappresentazioni, a “Il Lago dei cigni”, l’opera più famosa, forse anche la più importante, del balletto classico. Prima composizione di Piotr Ilic Cajkovskij del celebre trittico dedicato a questa forma d’arte, seguita da “La bella addormentata (1890) e da “Lo Schiaccianoci” (1892), ebbe la sua versione coreografica definitiva nel 1895. Infatti, la prima rappresentazione al Bolshoi di Mosca del 1877, fu di scarsissimo successo, forse per l’allestimento improvvisato e un certo dilettantismo nell’interpretazione, per cui “Il Lago” venne ritirato dalle scene.
Il 15 gennaio 1895, lo spettacolo venne riallestito in versione integrale, al Teatro Marindki di Pietroburgo, con coreografia di Marius Petipa (1° e 3° atto) e Lev Ivanov (2° e 4° atto), con una diversa sequenza dei brani musicali e l’inserimento di altri, anche dello stesso Cajkovskij.
Le scene di apertura costituiscono un bellissimo quadro cromatico, nel quale si muovono personaggi magnetici, come il vigile maestro tutore del principe e il rutilante buffone di corte (ottima la prova di bravura dell’interprete). La regina madre dà un ballo nel castello per la maggiore età del principe Siegfried. E con l’occasione sollecita al figlio una decisione matrimoniale, annunciandogli di avere invitato alcune fanciulle alla festa tra le quali scegliere una fidanzata.
Siegfried, triste come ogni giovane di tutti i tempi al quale si impone il matrimonio, si dirige pensieroso verso il vicino lago dove navigano alcuni splendidi cigni, che vorrebbe catturare con la sua balestra. I cigni, giunti a riva, si trasformano in fanciulle e la più bella fra loro, Odette, gli racconta che sono state mutate in cigni da Rothbart, genio del male, e soltanto di notte possono riprendere sembianze umane. Siegfried vorrebbe affrontare Rothbart per sconfiggerlo, ma Odette gli rivela che la magia può essere vinta solo da un giovane che non abbia mai promesso il suo cuore.
In questa lunga seconda scena del primo atto, la comparsa dei cigni, gli interpreti del balletto dell’Opera di Astana ci offrono tutta la loro incomparabile bravura, coniugando poesia e tecnica in uno scenario di incantata bellezza.
Siegfried decide di presentare al ballo come sua fidanzata Odette, ma questa non vuole comparire fra la gente finchè la magia non si sarà dissolta, poiché teme la vendetta di Rothbart che causerà la morte di tutti i cigni.
Il giorno dopo, gli ospiti del ballo arrivano nella grande sala del castello per la presentazione delle aspiranti fidanzate. Ha inizio un piacevole carosello di danze tipiche di vari paesi, dalla czarda al valzer, splendidamente eseguite dal corpo di ballo di Astana: alla fine però Siegfried rifiuta tutte le pretendenti.
All’improvviso appare un ospite misterioso con una fanciulla in nero: è Rothbart con la figlia Odile, sosia di Odette, che convince Siegfried di essere il cigno del quale si è innamorato. Di grande suggestione il fatto che il malefico padre, sicuro del fatto suo, si segga sul trono accanto alla regina, mentre assiste all’opera di seduzione della figlia. Il giovane principe cade nel tranello e presenta Odile alla regina come sua futura sposa. Odette assiste impotente da lontano ( ardita e innovativa l’immagine di lei, chiusa in un riquadro che si apre tra bellissime vetrate sceniche). Perfidamente, Rothbart gli svela la vera natura di Odile, mentre in lontananza gli fa vedere il volto di Odette. Siegfried corre disperato verso il lago.
Mentre i cigni si lamentano del loro destino, arriva Odette che racconta alle sue amiche il tradimento del giuramento d’amore e la fine definitiva delle sue speranze di riprendere sembianze umane.
Dopo una lunga corsa, arriva Siegfried che cerca Odette per ribadirle il suo amore e raccontarle del raggiro. L’amore di Odette è più forte della magia di Rothbart e lei, commossa dalla disperazione del principe, lo perdona. Un amore così totale ed intenso annulla la magia e l’alba e i primi raggi del sole illuminano i due giovani innamorati.
Di questo allestimento del Carlo Felice ricordiamo ancora gli incantevoli sfondi mobili, i dettagli curati e osmotici tra la danza e la favola; insieme alla bravura ed alla perfetta tecnica tutta cirillica, lo sforzo speso dal balletto di Astana di concentrare due spettacoli così impegnativi in uno stesso pomeriggio è ragguardevole. Nel percepire il tono tradizionale dello spettacolo, di scuola francese, rivisto attraverso la vena elegiaca del coreografo Ivanov, chi assiste si immerge nella narrazione figurativa e permette alla sua parte fanciulla di lasciarsi incantare per un paio d’ore dal sempiterno mito dell’aspirazione alla purezza dei sentimenti, contrastata dal male.
De Il Lago dei cigni sono state realizzate moltissime altre versioni, in tutte le parti del mondo. Ricordiamo, fra le altre, le rappresentazioni italiane con interpreti d’eccezione:
Genova, Parchi di Nervi, 6° Festival Internazionale del Balletto, 5 luglio 1962; con Margot Fonteyn e Rudolf Nureyev.
Milano, Teatro alla Scala, 28 dicembre 1973, con Carla Fracci e Rudolf Nureyev. Sempre alla Scala nel 2007 con Roberto Bolle.
“Il lago dei cigni “ resta al Teatro Carlo Felice sabato 12 con due spettacoli alle 15,30 e alle 20, domenica 13 con spettacolo alle 15,30.
Elisa Prato