Fondandolo anche su osservazioni casuali e superficiali, è sotto gli occhi di tutti il quotidiano esercizio del santo apparire & il connesso fenomeno estetico dell’adult-escente (l’adulto che ostenta aspetto e stile di vita da adolescente), a tratti innestato sull’idea di “vita spericolata” alla Vasco Rossi.
Il trend giovanilistico impone a tale tipo di adulto contemporaneo di non abbandonare mai la vitalità estetica dell’adolescente, apparendo sempre giovane. Nel mentre depreca, sotto tale veste rinnovata, il modello tradizionale di esistenza incistato di vecchie consuetudini e di propositi noiosi.
Cosicché, attizzata da una pubblicità illudente e omologante, la personalità è un’ipotesi che si realizza solo quando ci si dota, a pagamento, di una scenografia mercificata e di una adolescenza a tempo pieno.
Sia come sia, questa parvenza giovanilista pare conseguire ad un’idea angosciata del tempo personale, ancorché paludandosi di una veste estetica performativa.
E’ questa veste olimpica il succedaneo, il rimedio al quotidiano disagio, la dimostrazione di una vita mai insolentita dalla noia e dalla miseria: la prova di una vita riuscita.
Tutto ciò compendia l’ emozionale messaggio mediatico “perché tu vali”: la vita di successo che sberleffa la vita ordinaria, pur permanendo quest’ultima come valida opzione quando cala come una scure l’inevitabile realtà.
Alla fin fine, il mimetismo contemporaneo ri-trova inconfessato giaciglio proprio all’interno del tanto vituperato recinto domestico. Alla fin fine, l’ opzione famiglia soccorre e salva questo adult-escente affetto da giovanilismo compulsivo.
Riepilogando, la rivoluzione dell’intenzione, l’ inversione di rotta verso la libertà condizionata domestica, esprime la sofferta destinazione finale malgrado ogni altra idea di vita.
In sostanza, dietro a pupazzesche esposizioni di sé, sussiste la soddisfazione elementare del “mi si vede (giovane), dunque sono”, citando liberamente JP Sartre. Massimiliano Barbin Bertorelli