La reciproca sfiducia è divenuta il padrone incontrastato nelle relazioni interpersonali.
Tale condizione é sotto gli occhi di tutti, salvo a chi “non riesce a vedere neanche un prete nella neve” (proverbio popolare).
Da questo tetro orizzonte, per analogia, ne discende che anche il rapporto tra cittadini e istituzioni (composte di cittadini) non si possa troppo discostare da tale divisivo trend.
Questo scarto inter cives incista storicamente il BelPaese e procede imperterrito nella misura in cui persiste la personale convinzione che chiunque, appena se ne presenti la possibilità, pensi solo ad avvantaggiare se stesso & gli amici, a netto discapito di tutti gli altri.
Non dissimilmente accade nell’ odierno caso del green pass vaccinale, mentre interviene il dubbio statistico che chi ha il potere per imporre agli altri un’azione, usi quello stesso potere per esonerarsi in prima persona. E l’intento dimostrativo di certi video promozionali tende ad accentuare tale dubbio.
“Tra bufalo e locomotiva la differenza salta agli occhi” (fraseggio di Francesco De Gregori) è l’immagine della differenza tra l’individuo comune, privo di galloni e di qualsivoglia potere & l’individuo privilegiato da una carica pubblica, spocchioso nell’esercizio del proprio potere e nella pretesa di superiorità.
Dinanzi a questo tipico rituale, la carica pubblica non esita a calcare il palcoscenico esibendo un potere, se in parte legittimato, non di rado esorbitante nell’utilizzo e nelle finalità.
Dato atto che la democrazia è comportamento, non parole, il clima in cui transitiamo trova collaudo in una scenografia mediatica che, con minimo sforzo, riesce a pescare qua e là consenso.
Non a caso, la misura emergenziale del green-pass vaccinale, nel consenso mediaticamente ottenuto, è riuscita a comporre una contrapposizione oscurantista stile buoni (vaccinati) contro cattivi (non vaccinati o pentiti).
La dimensione econometrica della Società, per nulla riformattata dal senso di finitudine innervato dalla pandemia in atto, pare invece uscirne rafforzata, continuando a pescare a strascico nell’ abbondante bacino di una confusa e solitaria folla.
Gli sprazzi di umana propensione (ante-covid) per un approccio sociale solidale e includente hanno capitolato dinanzi ad una condizione emergenziale che vede la parte buona della comunità colpire di anatema la parte cattiva, escludendola dalle sue file.
In sintesi conclusiva, eccoci precipitati in una con-vivenza belligerante e in una logica istituzionale “noncurante, ma non indifferente” (cit. Man Ray) delle tensioni in atto.
Una logica noncurante che, in quanto tale, ha più affinità con caricature che con cariche. Massimiliano Barbin Bertorelli