Se disegnassimo linee a caso su un foglio bianco, senza un’idea precisa da seguire, non è detto che non si riuscirebbe ad ottenere un risultato grafico riconoscibile. E magari ad ottenere anche l’apprezzamento altrui.
Per pura casualità, sovrapponendo tra loro una serie di segni confusi, si potrebbe riconoscere persino una fisionomia familiare, più o meno come accade ne “il Rosso e il Nero” di Stendhal, quando l’immagine dell’amato compare alla protagonista mentre traccia distrattamente segni su un notes.
Per questo, non si può mai escludere la possibilità di diventare, anche inconsapevolmente, autore. E che si possa incassare gradimento senza particolare merito: una sorta di “effetto impostore” alla J. Pollock.
Quando accade tale sorprendente effetto, osservabile in molte nostre azioni quotidiane, accade dissolvendo ogni precedente pretesa di tatticismo e di controllo.
La circostanza comprende l’elemento casuale che dispiega esiti favorevoli (o sfavorevoli) senza metterli in conto, senza bisogno di una ricerca forsennata o di una loro preventiva esclusione. In altre parole, “la mancanza di controllo rende attivamente-passivi: aderisce alla parte semplice della complessità” (cit. G. Bateson).
Tutto ciò insidia l’idea di chi convintamente persegue la regola del principio causa-effetto, come ogni fan del precisionismo e della curatela nell’agire, visto che ciò non garantisce un migliore risultato rispetto ad un’azione improvvisata. Non per niente, citando K.Lorenz, “gli interventi meglio intenzionati possono suscitare effetti deleteri” e non per niente “un uomo non va mai così lontano come quando non sa dove sta andando”, citando O.Cromwell.
Senza incensare il metodo del come-va-va, semplicemente traendo esperienza dalle cose intorno, é sconveniente radicarsi in convinzioni soggettive, in quanto tali spesso inveritiere.
In conclusione, la misurabilità dell’elemento casuale, nel restare cifra ignota, segnala la rivalutazione del singolo agire nell’alternanza tra delusioni ingiuste e vantaggi immeritati, citando liberamente J. Mazur. Massimiliano Barbin Bertorelli