Dallo stato di meraviglia dei primordi, delle origini di un’umanità impregiudicata, citando liberamente G. Bachelard, l’esistenza dell’individuo ha subìto un progressivo e decisivo crollo dell’entusiasmo, non tardando a condursi in un precipizio denso non solo di consuetudini & tradizioni, ma anche e soprattutto di regole & vincoli.
Riposta giocoforza ogni sensazione naturale di meraviglia, tale artificiosa mole vagante di esigenze sociali ha adottato la prudente ragione come modus vivendi e le rispettive categorie come espressioni funzionali dell’incivilimento.
In tal senso, le istanze quotidiane restano dis-impegnate e de-coinvolte da obiettivi etico-socievoli in misura inversamente proporzionale all’impegno e al coinvolgimento nell’ obiettivo utile.
Tuttavia, anche nelle episodiche circostanze che per loro natura dispongono al modo condiviso, è ri-conoscibile un’ intensità premiante in-attingibile in qualsivoglia sterile intento egoriferito.
Accantonare l’insano metodo di semina costituito dal metodo del calcolo implica un inedito pervertimento e una gradita diversione dall’attuale limitante concetto di entusiastico profitto.
In sostanza, l’ amalgama di pensieri immiscibili è in grado di com-portare ad un miracoloso ri-appropriamento di “una nazione in cui comanda l’immaginazione”, citando liberamente J. Fabre: una nazione ideale svincolata dai registri dell’interesse spicciolo, pronta a ri-esprimere una quota dell’originario effetto wow.
Scartare sul nascere ogni suggestione e soggezione materalista ri-catalizza tale effetto, ri-calibra l’ euforia suscitata dall’ evitamento dall’ afflato incessantemente desiderante (e sacrificante) e rende finalmente consapevole di una condizione mercantile della realtà in cui “il bisogno spirituale di infinito viene surrogato con bisogni infiniti”, per concludere con M. Eliade. Massimiliano Barbin Bertorelli