Privilegiando il neologismo, al punto da contrappuntare le singole sensibilità che valorizzano i rapporti interpersonali, si può definire “bluffer”, chi, dopo aver espresso all’interlocutore di turno un proprio tetragono ed entusiastico proposito, lo elude. E delude.
Questa considerazione non può che ri-prodursi nel rapporto tra soggetti umani, giacché qualsivoglia altro soggetto vivente tende a far esattamente corrispondere quanto espone con quanto offre, in virtù di un’ essenza aderente ad una naturale manifestazione di sé.
In effetti, il “bluffer”, volendone trascurarne eventuali connessioni curriculari e professionali, si rivela fortemente carente nella concatenata corrispondenza tra parole e fatti e tra idee e parole.
Egli perde, col tempo, via via aderenza, poiché agisce in direzione confusa ed incoerente alle proprie affermazioni, contraddicendole nella misura in cui le ha in precedenza indorate e sacralizzate.
In buona sostanza, egli manifesta, nei fatti, una predominanza egotistica sovradimensionata, il più delle volte affiancata da una sotto-profilazione degli altri.
Parallelamente, il “bluff”, quale mirato obiettivo da “bluffer”, disvelamento della propria millanteria, può indurre a scomodare, nella mistificazione cui è sotteso e nel suo mascheramento, il “larvatus prodeo” cartesiano, l’ “avanzare sotto mentite spoglie”.
Nelle più disparate circostanze, egli vagheggia situazioni future esaudibili, esorbita in padronanza di convincimento ed in capacità di coinvolgimento: qualità destinate a vacillare a stretto giro di posta, a dissolversi in macro-bolle di sapone.
L’attuale società narco-capitalista, anestetizzata dall’alchimia tra bisogni e consumi, scardina le dinamiche relazionali ed il senso di solidarietà tra individui.
Si probabilizza così, e si diffonde a macchia d’olio, l’immagine di tale soggetto millantatore con la sua regola di un’esistenza farlocca ed utilitarista, allocata in un mimetismo sociale camaleontico e cialtronesco.
I lettori sono avvertiti.
Massimiliano Barbin Bertorelli