Il progresso scientifico, con i suoi proclamati benefìci, facilmente ci convince di poter vivere bene e sempre più a lungo.
Tuttavia, attenzionando le varie vicende, il roseo pronostico rischia già di naufragare nella cosiddetta “medicalizzazione della salute” (cit. Ivan Illich).
In linea con tale pronostico, spadroneggia una propaganda mediatica salutifera sostanzialmente basata sull’ ansia da controlli medici e su vaccini a raffica, a complemento di longevità.
Fatto sta che l’esito di tutto ciò, tra un irrespirabile clima di mal-essere quotidiano e una dimensione civica nevrotizzata, tende a compromettere la credibilità della propaganda.
Difatti, deambulando da investigatori dilettanti in questa società medicalizzata, si può facilmente notare quanto le fasce d’età riferite ai giovani e agli adulti, più degli anziani, siano afflitte da tecno-stress: afflizione che, per logica elementare, poco si armonizza con una vita beatamente lunga stile Matusalemme.
Pertanto, suggestionati dal fasullo vitalismo dei testimonial della farmacopea mediatica, assuefatti ai taumaturgici ritrovati dell’ industria farmaceutica (nota bene: dal greco, farmaco vuol dire cura ma anche veleno), la certezza nel progresso della longevità rischia una raffica di delusioni postume.
Sorprende infatti, ma non stupisce, che un quotidiano cartaceo (IlSecoloXIX) in data 4 dicembre 2023 azzardi la pubblicazione di una tabella OCSE, in cui si evidenzia un’inversione di rotta rispetto a longevità e qualità di vita: un dato in controtendenza cui sarebbe stato opportuno dedicare qualche serio dibattito scientifico, piuttosto che affidarsi al silenzio stampa e alla mancanza di memoria della popolazione.
Sia come sia, il dato tabellare su durata&qualità di vita, stagliato in un orizzonte di probabilità, suggerisce di riflettere sulla favola della longevità, fino a considerarla l’ ennesima bufala.
Per intanto la politica, nottetempo, confidando da sempre nella dimenticanza popolare, punta astutamente, tra i tanti bonus in itinere, sul bonus Matusalemme, per giustificare l’idea vagante di innalzare l’età pensionabile. Massimiliano Barbin Bertorelli