E’ imperscrutabile, in stretti termini di logica, il motivo per cui l’individuo, pur convinto di esercitare la propria esistenza in piena autonomia, si appiattisca a regime nella tradizione che prevede la famiglia come luogo propedeutico alla realizzazione di sé. E che accolga di buon grado tutto ciò che la condizione implica e denega.
Anche riconoscendo l’ inattualità della tradizione, è improbabile sottrarsi alla convinzione del suo valore, al punto di produrre rammarico e disagio in chiunque si collochi eccentrico rispetto alla rotta.
Ad esempio canoro, già il titolo “Incompatibili e indivisibili” (canzone di Orietta Berti datata 1999) riassume una pretesa di completezza e di indivisibilità sentimental-familiare pur dichiarando l’incompatibilità dei componenti. Dinanzi ad un tale dogma, s-occorre un’ attitudine sacrificale anch’essa tramandata come irrinunciabile eredità.
L’intoppo & il cardine della questione consistono entrambi nel concepimento del legame familiare come una destinazione di ben-essere, nonostante implichi, nel compromesso quotidiano, il presagio del mal-essere.
In base alla premessa, il legame sentimental-familiare, con tutti gli annessi & connessi, ha la sottesa combinata finalità di corrispondere ad un obiettivo socialmente riconosciuto.
Fatto sta che costituire e preservare la famiglia tacita l’ irregolarità e l’irritualità di ogni scelta de-lirante, alternativa.
Diviene quindi enigmatico considerare una costante la volontà dell’individuo di dotarsi sempre e comunque di un sostegno affettivo e di un traguardo familiare, laddove la propensione per una tale struttura affettiva non demorde nemmeno quando percorsa da vistose crepe e quando la sua stabilità é affidata alla buona volontà dei componenti, variabilmente distribuita.
In sostanza, parafrasando V. Woolf, “il legame familiare resta un evento inspiegabile”. Massimiliano Barbin Bertorelli