La prova che il nostro logorato sentimento tende a ripercorrere luoghi conosciuti, o ad essi riconducibili, risiede nel fatto che un viso, somigliante a quello, obliato, di una persona cara, può trovare conforto nel presente e ridestare, istintivamente, emozioni già vissute.
Non è infatti solo percezione notare quanto ogni individuo resti in qualche modo legato e col-legato al proprio vissuto, al passato.
Sotto pena di tali gravose modalità, la memoria induce e conduce, in taluni casi, ad evenienze inizialmente propizie e successivamente estenuate.
Detto fatto, una intravista ed impercettibile somiglianza, una particolare espressione del viso, una frase detta, un comportamento, possono far recuperare un antico né sopito né domo sentimento, sotto nuove (e non di rado dismettibili) vesti.
In presenza di ragione, l’eventuale nebbia subito dirada, si dissolve. Tuttavia, le emozioni bypassano con facilità la componente razionale, ponendosi sul piano della idealità.
Sulla base di tale chimica premessa, tutto transita dall’euforia alla complicanza, giustificando toni & tratti in nome di succedanei tendenzialmente colmativi.
Si può insinuare un fatale meccanismo “vuoto su vuoto”: un’addizione compensativa, a somma zero, una simbiosi rabberciata che tenta di emulare, con poche chance di successo, il naturale mutualismo tra il Paguro Bernardo e l’Attinia.
Nell’improbabile ed impari confronto, si traducono le coordinate ormai fuori rotta di certi nostri sentimenti, sempre alla spasmodica ricerca di qualcuno in cui intravedere qualità inusitate ed a cui dedicare, non di rado senza riscontro ed a scadenza, il nostro prezioso, preziosissimo tempo.
Massimiliano Barbin Bertorelli