Dinanzi alla pervasività dell’idea del profitto e alle sue quotidiane incursioni, il comportamento civico medio vi si è docilmente adeguato.
Non per niente l’ha reso convinta priorità e, non per niente, una quota di inter-azioni sociali è validata in base al presupposto del tornaconto.
Per riformulare il concetto: il presupposto del tornaconto compone la natura delle ordinarie dinamiche relazionali.
In proposito, il favorevole suscitamento da parte degli aspetti materiali fa da imperante contraltare alla debole dimensione etico-morale. Detto fatto, l’aspirazione sistematica volge alla prassi della parametrazione economica di ogni aspetto dell’esistenza.
In specie, l’ aspirazione al profit, anche e soprattutto in ambito sentimentale, non tarda a condurre a quell’ apprendistato della solitudine che oggidì assurge a visibile vocazione.
Una vocazione amabilmente combinata al clima sociale arrivista e performativo che induce ad auspicare l’altro come im-portatore di benefit.
A prescindere dal drammatico gap sociale derivato dalle trascorse restrizioni pandemiche adottate come stile di vita, è indubbio che il sistema in atto suggerisca sottotraccia sentimenti sempre più distanzianti e interessati.
Trasponendo estensivamente la riflessione di M. de Unamuno, “l’essenza del peccato è assumere i mezzi come fini”, l’individuo non esita a compiere peccatostrumentalizzando i propri sentimenti e utilizzando anche per essi il modello valutativo aziendale costi-benefici.
Riepilogando, il parametro econometrico alligna orgogliosamente nella vita quotidiana, sperimentando in ogni ambito l’ utilità.
In sintesi, l’idea contemporanea di inter-azione può ben rappresentarsi come un’attività volta ad un tornaconto, sempre e comunque inteso come prassi di buon senso.
Massimiliano Barbin Bertorelli