E’ irriverente (ma pertinente) affermare che molti contesti familiari permangono quotidianamente angosciati più per la presenza di qualcuno, che per la sua assenza.
Dalla premessa ne discende che la dipartita di un affetto familiare, pur dinanzi alla plateale afflizione dei congiunti, non corrisponde per forza ad un patimento. All’opposto, diviene talvolta motivo di sollievo.
La cinica affermazione tratteggia, a seconda dei casi e delle circostanze, alcune alternative di percorso dell’afflizione e dell’affezione, in relazione alle caratteristiche individuali dei soggetti coinvolti.
Malgrado standard emotivi, dal punto di vista strettamente logico-razionale qualsivoglia perdita sancisce lo stop alle cause del gravame e spezza la catena che teneva costrette le parti. In specie, l’ inconfessabile stato di ben-essere che deriva da una dolorosa perdita riflette l’evidenza di taluni contesti familiari in cui le relazioni non si spingono oltre formalità materiali.
Per altro verso, l’incolmabile (talora impercepito) divario tra sincera dedizione & doveroso adempimento commisura, anche sulla base delle personali caratteristiche ed esperienze, il grado effettivo dell’ afflizione postuma.
Nondimeno, una subìta perdita, anche se inconfessabilmente attesa come ritorno alla libertà, non sempre ne riproduce i benefici effetti, visto che il senso di colpa (di cui la nostra cultura è intrisa) é sempre pronto a manifestarsi, perlopiù immotivatamente.
Tale emersione nel circuito affettivo, pur avendo poco a che fare con il sentimento, tende a vanificare ogni velleità indipendentista e liberatoria.
Per altro verso, certi ininterrotti patimenti paiono costituire per l’essere umano una necessità. Non a caso, in quanto necessità, assurgono alla funzione di soccorso esistenziale.
Sia come sia, in tale frangente l’egoista si contenga nel cantare vittoria.
Il fatto oggettivo che, sulla carta, una perdita determina per il congiunto la cessazione delle cause del procurato tribolamento, non gli evita la possibilità che esso persista sotto forma di tribolamento postumo. Massimiliano Barbin Bertorelli