L’antica teoria che interpreta l’Amore come una forza cui “l’Universo obbedisce” (citando un brano di Franco Battiato) trova una rispondenza in una naturale ed umana propensione, rintracciabile (sperabilmente) non soltanto nella filosofia Sufi. Od in ambito artistico, ad esempio nel dipinto “Amor vincit omnia” del Caravaggio o nell’omonima scultura del genovese Chiaffarino.
Sia come sia, é motivo di gratitudine e gratificazione apprendere di un tal circonfuso e potente sentimento.
Sapere che in questa misterica ed ancestrale forza possa risiedere il fulcro dinamico ed ispiratore dell’intera Cosmogonia, dovrebbe far ambire qualunque Uomo, porzione infinitesima eppur essenziale di un imperscrutabile Unicuum, all’idea che tutto ciò che è alieno a tale configurazione d’animo sia indegno d’essere rappresentato. E che egli, ogniqualvolta se ne allontani, sia manchevole verso se stesso, oltre che verso il prossimo.
Nondimeno, una “teoria”, in quanto tale, purtroppo, non implica in sé una corrispondente e quotidiana “prassi”.
Sia come sia, un confuso flusso di pensieri conduce oggidì molti individui alla “pratica” di esercizi spirituali, ad una new-age a sostegno di una esausta interiorità, alla scoperta del sentimento come habitus quotidiano.
Non ci si focalizzi ora, per qualsivoglia personale motivo, sull’attributo “esausto” e sul suo potenziale significato, specificando in tal senso di non voler ricalcare il concetto dell’omonimo trattato di Gilles Deleuze e di non porlo, in sintesi, quale estrema condizione di resa.
Ci si concentri, invece, sull’ “habitus” di un sentimento, di cui, malgrado tutto e tanti, si può sempre contemplare una ottimistica possibilizzazione.
Ci si concentri sulla reversibilità dell’attuale condizione di disgregazione sociale ed individuale: anche se ogni indizio pare indicare l’improbabilità del successo: anche se la cifra dell’ambizione individuale, lo si ammetta, non r-accoglie in sé, ad oggi, l’elegiaca categoria del Sentimento.
D’altronde, purtroppo, forse non è solo una percezione considerare che questo Sentimento subisca la proscrizione da ogni coinvolgimento inter-personale; forse non è solo una percezione la diffusa forma di “nichilismo” che attribuisce valore-zero all’individuo ed alle sue possibili istanze relazionali.
Massimiliano Barbin Bertorelli