E’ un dato di fatto: l’individuo incivilito, nevrotizzato dalle proprie paure, visibilmente ostile alla presenza del prossimo, manifesta un atteggiamento arido, antisociale.
In relazione alla premessa, stante il percepito bisogno di inespugnabili barriere a garanzia dell’incolumità fisica, il proliferare di allarmi sicuritari, invece che trasmettere conoscenza & tranquillità, ha trasmesso la paura costante da rischio imminente.
Fatto sta che un maldestro tono dell’informazione assilla e incalza la mente umana, la aggioga all’allarmismo e al timore cospirativo, la contagia di un virus antisociale.
In sintesi, l’esito dell’ informazione, invece che contribuire alla salute psico-fisica dell’individuo, ne costituisce danno.
D’altro canto, l’ informazione, per sua natura, disattende la parzialità; ne tradisce l’ originaria finalità divulgativa, nel momento in cui diffonde notizie sommarie, trascurando il rendiconto finale.
A ribadire il concetto, lo stato d’allerta h24, con-fuso nell’informazione scientifico-istituzionale, non contribuisce a rasserenare la mente dell’individuo. Anzi, la regredisce nella convinzione di un onnipresente pericolo.
L’ esempio della trascorsa esperienza da contagio Covid19 ha massimizzato tale regressione: il valore zero assunto dalla condizione di socialità ha tragicamente sconfessato il motto “ne usciremo migliori”.
Fatto sta che nelle relazioni interpersonali quotidiane, a prescindere dal meteo, il clima é arido.
Sia come sia, la nefasta combinazione tra individualismo senza contenuti, cit. Enciclica Fratelli Tutti (2020), & aridità sociale, come risposta civica quotidiana, si è insinuata come un virus.
Malauguratamente, per debellare questo virus antisociale non basterà sorseggiare la miracolosa dissetante bevanda, pubblicizzata in tv, che all’istante tramuta l’ arido in versione balneare in un gioviale vicino d’ombrellone. Massimiliano Barbin Bertorelli