Implacabilmente, malgrado tutto, anche quest’anno il Natale ci troverà insaziati di istanze modaiole, fedeli al protocollo consumista, sgomitanti tra l’estranea folla, ben distanziati l’uno dall’altro, obbedienti alla liturgica ricerca dei regali.
Sta di fatto che questa festa comandata, obbligata per sua natura inderogabile, evidenzia l’avvenuta trasmutazione da sacra festività donativa a culto del superfluo.
Un culto del superfluo seguito da una accalorata e sterminata platea di cultori-credenti nella falsa familiarità mediatica & di cultori-praticanti dei consigli per gli acquisti.
Vada come vada, tra sfarfallii di luminarie (tra risparmio e rincaro energetici), la giostra natalizia imprime una vertiginosa spinta verso spese superflue, indispensabili se non altro ad inverdire di rabbia e/o ingrigire di invidia, nell’ordine, parenti, conoscenti, vicini di casa.
Detto fatto, il gorgo del marketing natalizio trascina questa sterminata platea di cultori, isolati nel loro individualismo, docili prede di un consumismo tachicardico e di cadenzati allertismi.
E’ in tale contesto di infelicità organizzata che l’individuo celebra con orgoglio il proprio livello di analfabetismo relazionale.
E’ quindi logica conseguenza profetizzare un evento corredato di brindisi taroccati, postati subitamente sui social, la cui allegria ricorda l’invenzione dei “ganci tira-bocca per sembrare felici” di un Topolino degli anni ’60.
Un vero e proprio monopolio dell’apparenza, spadroneggiato dal medium commerciale, che propina, tra l’altro, la caricatura della famiglia virtuale gioiosa di scambiarsi i doni sotto l’albero, mentre la famiglia nella sua versione reale oscilla come un pendolo tra malcelato fastidio & bisogni insoddisfatti.
Sintetizzando per immagine, nonostante l’euforica teatrale esibizione richiesta e magnificata dall’ evento, l’individuo difficilmente riuscirà a scappare dalla “coscienza segreta con cui affronta il pasto di Natale” (cit. Ivano Fossati). Massimiliano Barbin Bertorelli