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Il Nano Morgante | La degenerazione dell’intrigo

Il Nano Morgante | La degenerazione dell’intrigo
Il film Intrigo internazionale (1959) diretto da Alfred Hitchcock con Cary Grant

Con ottime probabilità statistiche, a livello planetario sussistono interessi economico-finanziari degenerati, la cui assidua pratica, in ragione dei loro intrecci, tende a restare sottotraccia, esoterica, occulta. 

Tuttavia, quando tale contesto disvela le proprie magagne e diviene un’esigenza investigarci, la giustizia ha un arduo compito: sciogliere il bandolo della matassa, stabilirne le dinamiche e soprattutto provarne l’illiceità.

Sia come sia, speranzoso che tali intrighi  un bel dì cessino e che il movente primo del denaro cessi di costituire il cardine dell’esistenza umana, resta purtroppo il dato genealogico, l’intima natura dell’ individuo, che, a seconda delle possibilità, lo induce a macchinare sottobanco.

A ribadire il concetto, ipso facto, ogni intrigo economico-finanziario  pretende una rete di cor-relazioni che ricordano la matriosca (l’insieme di bambole cave in legno di grandezza variabile, ciascuna delle quali è inseribile in quella immediatamente più grande – def. Wikipedia): una tale complessità d’intrigo, proprio nella sua scrupolosa e strutturata organizzazione, definisce il livello della degenerazione umana.

Considerato che la spinta compulsiva per il denaro opera a qualsiasi livello sociale su un ideale piano inclinato e che “su un piano inclinato facilmente si scivola” (cit. F. Dostoevskji), anche l’ individuo comune, nel sotterfugio da piccolo cabotaggio, nell’ intento micro-furfantesco,  tende a scivolare nella degenerazione del malaffare.

L’esigenza dell’ interesse materiale, laddove persino i proventi da indulgenza, attingendo alla certezza del dato storico, servivano per finanziare strategie o compensare debiti,  definisce ogni affarismo d’accatto e conferma tra l’altro, ahinoi, la tesi hobbesiana della reciproca predazione.

La fredda logica del profitto, fine ultimo dell’esistenza umana, è ben rappresentata dal lago ghiacciato del cinismo contemporaneo, dove il sentimento, disancorato dai suoi originari presupposti,  consegna l’individuo alla solitudine. E al conteggio di una moltitudine di  bisogni materiali degenerati da colmare col vile denaro.

In conclusione, al netto di ogni intrigo, ivi compreso quello condominiale, é evidente quanto l’individuo sia ancora lontano dal comprendere  che “un medio tepore è la temperatura  ideale per sopravvivere” (cit. G. Bufalino). Massimiliano Barbin Bertorelli