Forse non è indispensabile, tuttavia è utile riconoscere, fino a renderla prassi, la relazione funzionale tra azione & soddisfazione.
Affronto l’argomento ponendo da principio la sola volontà di agire come principale fattore di soddisf-azione, quale condizione d’ esaudimento della pretesa interiore di ben-essere.
Stante la premessa, la risposta all’ obiettivo ben-essere sta nella soluzione di un’ equazione in cui la costante è l’agire individuale e la variabile è la possibilità di cadere in balia di ruminazioni mentali, delle demoniche elucubrazioni che intendono pianificarne ogni singolo passo.
In altri termini, la presenza di una sottaciuta idea di fallire, del timore di esporsi al ludibrio altrui per un eventuale insuccesso, inibisce l’azione ed esclude la soddisf-azione.
Se infatti l’ idea di agire si logora anzitempo in profezie di sventura e proietta esiti catastrofici a prescindere dal proposito fondativo, l’idea stessa precipita irrimediabilmente, si rabbuia, miseramente naufraga.
A ribadire il concetto, l’ equazione esistentiva presuppone una immediata soluzione istintuale: pensare l’azione in quanto tale, estraniata e isolata da condizionamenti preventivi, da cupe previsioni come anche da entusiastiche aspettative.
Procedendo nella narrazione, la spontaneità nella decisione è una componente difficile da praticare quando soverchiata da funeste percezioni già all’avvio.
Tratteggiando il coacervo di incertezze che ogni decisione combina e contiene, è usuale prodigarsi in riflessioni senza costrutto in nome della massima preservazione dal rischio, fino a decidere testa o croce ben prima che la moneta cada a terra.
Resta la (teorica) possibilità di esaurire la questione similmente agli esperimenti da laboratorio: isolare l’ambito d’intervento e sterilizzare l’atmosfera per allontanare ogni contaminazione.
In sintesi, occorre svincolarsi dall’ allerta rossa costantemente suscitata dalla società della performance & da un io-clandestino per rimuovere l’idea della gogna come possibile esito dell’ agire.
In sintesi, occorre comprendere che esistere é agire. Massimiliano Barbin Bertorelli