Considerata la presenza di un doppio stato (per l’inevitabile rapporto tra potere economico e gestione politica statuale) e definito “il potere come la capacità di esercitare la propria volontà sugli altri” (cit. M. Weber), ne consegue un Governo che, nell’adottare misure afflittive e inflittive per il popolo, ne trascura ogni pubblica e giusta sollevazione.
Fenomeno paradossale, giacché la costituzione democratica assegna alla comunità il ruolo sovrano e alle funzioni ministeriali un ruolo di servizio (significato originario del termine ministero).
Sia come sia, l’incuranza verso tali pubbliche giuste sollevazioni caratterizza l’ onorevole stile governativo e informa la strategia del comando, fino a riecheggiare nell’affermazione di D. Bonhoeffer, secondo la quale “considerare la maggioranza degli uomini arrendevole e stupida dipende dall’atteggiamento del potere: se ripone aspettative più in tali caratteristiche o in altre”.
Ne risulta un dato evidente: qualsivoglia livello di Governo conta sulla presenza di una comunità frammentata, risaputamente incapace di compattarsi dinanzi ad eventuali fuoripista autoritari sottrattori di diritti.
E ne risulta anche un altro: l’auto-sminuizione da parte della comunità del proprio ruolo sovrano, anche quando dell’ opposizione delegata resta solo il nome.
In più, traendo spunto da F. Tonnies, secondo cui “nella comunità gli esseri umani restano uniti nonostante i fattori che li separano, mentre nella società restano separati nonostante i fattori che li uniscono”, questa dis-unita comunità-società radica in sè quell’ individualismo che favorisce ogni eccesso autoritario normalizzato dalla veste istituzionale.
Alla resa dei conti, l’ individualismo di massa, tra effetti & cause del malessere sociale, indebolisce se stesso ogniqualvolta rinuncia ad esprimere compatto le proprie ragioni e ogniqualvolta si produce in sterili antagonismi interni.
In nome della legge, il potere democratico amabilmente confida nella dis-unione collettiva, comodo avvallo ad ogni decretazione antipopolare.
Riepilogando, tanto è fruttuosa per il potere la remissività e divisività popolare, quanto è infruttuosa per la comunità la sua intima conflittuale frammentazione.
In definitiva, una comunità coesa rappresenta un pericolo per la Democrazia quando la rappresentanza elettiva esorbita dalla propria funzione di servizio. Massimiliano Barbin Bertorelli