Oggidì, nel considerare quel che resta delle esperienze amorose, nell’osservare le singole situazioni di cui siamo a conoscenza (comprese le nostre) ed ascoltarne le narrazioni, possiamo ben constatare quanto le dinamiche di coppia siano drasticamente mutate, anche rispetto a solo qualche decennio fa. E quanto sia corrispondentemente mutato il contesto culturale di riferimento.
Ora, visto che le categorie manichee “buono-cattivo” e “bene-male” sono cooriginarie e compossibili, questa mutazione trova una cintura di sostenitori in ragione della nuova libertà in apparenza concessa; ne trova un’altra in coloro che restano tenacemente ancorati al beneamato ricordo arcadico della famiglia ed un’altra ancora nei tanti indifferenti, sia all’argomento sia alle temperie che sta determinando.
D’altronde, la stessa opinione personale tende a mutare radicalmente anche in base al cosiddetto “effetto adozione”, in funzione del grado di coinvolgimento che lega l’individuo al singolo accadimento.
Senza incespicare in derive esistenziali (ogni contesto umano ne é calamita), é comunque possibile individuare asperità proprio nella rapida evoluzione dei tempi e nei contagiosi ideali spiccatamente individualisti che la Società ha introdotto a quotidiana regola di vita.
I nuovi modelli di comunicazione, presuntivamente orientati ad una visione globale ed aggregativa, tendono piuttosto a dis-aggregare le persone. E ciò pare un’ anomalia, dinanzi ad un mondo in cui le distanze geografiche si riducono sempre più.
Purchessia, in tutto questo, l’esito di uno smorzamento emotivo si palesa nella virale differenziazione inter-individuale, facendo riaffiorare elementi involutivi nelle relazioni sociali.
In questa “rivoluzione antropologica in cui Sant’Agostino tace e parla Vasco Rossi” (cit. L. Allodi), il nuovo clima affettivo, magistralmente identificato, tra l’altro, da Lantamos nel film “The lobster”, è riassumibile nello spasmodico tentativo di soddisfare tutta una miriade di inessenziali bisogni. E nell’intendere gli “altri” come strumenti utili a colmare le nostre paure.
In sostanza, il sentimento dell’Amore, “prima” alimentato dalla stima, dalla fiducia, da una condivisa progettualità, “adesso” pare guidato solo dall’idea frettolosa di “consumare”. Laddove, infatti, l’ “attesa”, che prima elevava l’idea della coppia e “costituiva essa stessa piacere” (cit. Lessing ed anche una recente pubblicità commerciale), adesso smotta a piè pari in una necessità sterile, che contestualmente pospone, se non archivia, l’idea arcadica di coppia.
A tal senso di inadeguatezza si collega il canone rivisitato, vacuo ed ansiogeno, della cosiddetta “prova d’amore”, nella misura in cui si esprime in un banale “nar-cinismo” (crasi tra narcisismo e cinismo coniata dalla Soler), senza appello a valori relazionali permanenti.
Massimiliano Barbin Bertorelli