Il riconoscimento dell’altro è una capacità quotidiana in cui l’individuo, oltre ogni prova contraria, si reputa infallibile.
In altre parole, l’individuo, col suo fardello di sospettosità e di paura, é infallibile nel riconoscere il prossimo: fatto sta che ritiene chiunque animato da insani propositi, da infide intenzioni.
Pertanto, l’esito di questa in-fallibilità conduce ad un individuo che, per un verso, è incapace di distinguere il buono dal cattivo e, per l’altro, è inesorabilmente diretto verso l’ auto-reclusione a scopo difensivo.
In nome di tale scriteriato riconoscimento, egli adotta e giustifica il proprio scollamento a-sociale come re-azione necessaria alle incursioni moleste e ai giornalieri tentativi di sopraffazioni.
In proposito, cipiglio e scontrosità sono segnali che sconsigliano chiunque ad avvicinarsi.
In tutto questo, resta un’ ostilità sociale implosiva e male-riversata, nella misura in cui, invece, sarebbe bene-riversata opponendosi ad un sistema di vita competitivo-consumistico che ha convinto molti che accanto non diventa insieme, diventa contro.
Tale forcing a-sociale implica dunque un individuo presunto astuto organizzato, impossibile da truffare, in realtà palesemente truffato.
D’altro canto, oltre l’attuale naufragio sociale, lo tsunami dello sviluppo tecnologico, nel suo uso & abuso, ha prodotto il contagio da tecnostress, certamente inadatto alle dinamiche inter-personali.
In forza di tale panorama, è utile menzionare E. Cioran, secondo cui “la Natura, permettendo l’uomo, ha commesso un errore di calcolo”.
Riassumendo il concetto, l’uomo si dimostra effettivamente infallibile: nell’ attentare alla natura e a se stesso. Massimiliano Barbin Bertorelli