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Il Nano Morgante | La regressione selvatica

Il Nano Morgante | La regressione selvatica
Obelix e Asterix (Hachette Livre)

Non occorre possedere doti paranormali per accorgersi che l’odierno clima civico ha soppiantato il sentimento della pietas, della solidarietà, in nome di una regressione all’individualismo selvatico.

Questo individualismo selvatico si svincola ipso facto dalla dimensione etica dell’esistenza sociale quotidiana e, per drammatica coerenza, si colloca, tra l’altro, nella “barbarie dell’inutile”, parafrasando una definizione di J. Maritain. 

In presenza di un tale contesto, non può ovviamente transitare nel pensiero soggettivo alcun altro sentimento, tenuto conto di quanto è chiara ed evidente l’ utilità di un sistema inclinato e vocato al business o niente.

Presto fatto, il sentimento di solidarietà precipita ad una tale irrecuperabile profondità, che per recuperarlo, volendo citare Daniele Silvestri, “c’è solo da scavare”.

Una destinazione mortificante che sgretola, dissolve ogni soggettiva pretesa di progresso in atto, nella misura in cui è indotta ad assegnargli incondizionata credenza.

Rispetto a ciò, calza a pennello la notazione dal  testo buddista  Bhagavat-Gita, secondo cui “è necessario dotarsi di un criterio condiviso per valutare il progresso” e anche la notazione di G. Sorel, secondo cui  “il mito del progresso pretende e presume il moderno sempre migliore dell’antico”.

Sia come sia, all’attuale stato di cose caratterizzato dalla retorica prescrittiva dei diritti, tipica di quando dei diritti non se ne vede traccia, e da passioni egotistiche, nemmeno una circostanza mortifera quale la trascorsa pandemia (da cui se ben ricordo dovevamo “uscirne migliori”), è riuscita a vaccinare l’individuo dal contagio a-sociale in atto. 

E’ dunque lecito che, dinanzi a questa regressione barbarica, susciti qualche certezza la possibilità, espressa da PP. Pasolini, di “un progresso senza sviluppo”. Massimiliano Barbin Bertorelli