In relazione alle informazioni tratte dalla cronaca giornalistica, l’avvio delle indagini sulla recente tragedia della morte del ragazzino di 15 anni nel quartiere di Castelletto a Genova traduce un aspetto collaterale circa l’odierna condizione dei rapporti civici.
Nella fattispecie, un articolo di Marco Lignana ne La Repubblica del 29 marzo ca riferisce di un soccorso inatteso da parte di due persone entrate nell’abitazione prima dei soccorsi ufficiali verso le quali, si legge, sono in corso i debiti accertamenti da parte degli organi preposti “per verificare che eventuali manovre sul corpo possano aver compromesso una situazione già drammatica”.
Di certo la complessa e tragica dinamica pretende, anche a conforto della comune attesa, indagini tali da non tralasciare alcunché ai fini di verità.
Il fatto tuttavia che l’articolo in parola sia focalizzato sull’indagine in corso nei confronti di queste persone che, a titolo ad oggi incerto e fatto sempre salvo il buon intento, si sono prestate dall’esterno ad intervenire per buona volontà e secondo possibilità, esemplifica il modo di una solidarietà civica, di un’idea di sostegno reciproco, che va rarefacendosi, laddove la stessa informazione pare esprimerne i presupposti.
A ribadire il concetto, sebbene normativamente inesorabili, vigili e opportuni calino gli adempimenti di competenza, l’aspetto civico collaterale che emerge è la sempre maggiore distanza che s-lega tra loro le persone e inibisce ogni eventuale intromissione altruistica. In sostanza, resta valido in via estensiva l’imperativo di Virgilio a Dante: “non ragioniam di loro, ma guarda e passa”.
In altri termini, il fenomeno del vicinato anomico, quale espressione di slegame civico e di Società incivile, assurge, in termini di informazione, a prassi relazionale.
In sintesi, nonostante che “l’istanza fondamentale dell’uomo è la solidarietà sociale”, citando A. Gehlen, l’istanza ancor più fondamentale si rivela nella cautela di evitare ogni slancio verso il prossimo in quanto possibile originatore di problemi fino a quel momento inesistenti. Massimiliano Barbin Bertorelli