Mi ispiro alla “Natura”, perpetua forza evolutiva e generatrice, per solidarizzare con l’idea “naturale” che qualunque “involucro animato”, qualunque forma vivente e pensante, implichi, ben oltre che una semplice sagoma, uno sky-line, un profilo, anche un equabile e corrispondente intento di contenuto.
Per coerenza, senza entrare nel merito dell’annosa dualità mente/corpo, mi appello, semplicemente ed unicamente, alle qualità ereditate ed acquisite dagli avi, in sostanza alla personalità, affinché non ci si standardizzi secondo cliché di mercato e si riesca, invece, a connotare la singolarità di ogni individuo e di sé.
Tuttavia, l’immagine dell’essere umano contemporaneo, prodotto seriale e confezionato di una “Società sartoriale” omologante, nel suo frenetico e quotidiano peregrinare, materializza una “immacolata percezione” che essa trovi principale compiacimento nel plus-interest in se stessa.
Non è raro, infatti, percepire in taluni esemplari, affetti ed afflitti da tale fraintendimento identitario, una omogeneità monodimensionale.
Non rileva, a tal fine, che questa mono-dimensionalità, ricordando a tratti la realtà di “Flatlandia” di Abbott, possa essere replicata e contraddetta, se vogliamo, dalla regola della tri-dimensionalità fisica spaziale, condizione della nostra sopravvivenza.
Tutti gli esseri animati, compresi tra contingenza e necessità ed in base ad una com-presenza di com-ponenti, così si formano e si forgiano: tutti, con l’eccezione dell’essere pensante.
Tal com-presenza va dileguandosi, deietta, dimidiata.
L’esito pare prevedibile, tutto sommato, nella misura in cui possiamo pensare ad un’esistenza, da un certo punto di vista, anche parziale, purché impercepita come tale dal soggetto.
Diciamo pure, per concludere in bellezza, che “chi ha fama di essere Napoleone, vince anche le battaglie perse”, citando Musil.
Massimiliano Barbin Bertorelli