Il tempo del progresso, spacciato come tempo del benessere, ha necessità di promozionarsi attraverso ideali ad effetto.
Non a caso, è maturo il momento per colorare di verde (green) ogni azione istituzionale affinché possa essere ben-accolta dalla cittadinanza come salvifica soluzione.
Detto fatto, un provvedimento, per ottenere il consenso popolare e essere ammesso agli onori della cronaca, deve avere un passepartout che richiami o misure securitarie o pro-ambiente: in questo modo è piuttosto facile ottenere il plauso della platea credulona.
Tuttavia, senza espertizzare ogni cosa, è sufficiente una sbirciatina grossalana da cittadino per calibrare quanto tali evocazioni alla salute, alla pace, alla equità sociale, alla giustizia siano tirate per la giacchetta. Talché, in generale, taluni interessi fondativi, proclamati ufficialmente come prioritari, restano secondari.
In specie, senza entrare nel merito (laddove il legiferante riesce sempre a sconfessare ogni critica civica), la cruda sostanza del recente provvedimento anti-smog suscita un personale moto di scoramento, nella misura in cui l’ interesse ecologico pare far da piede di porco per introdurre un generale gravoso onere.
A parte l’esorbitante numero di veicoli teoricamente da rottamare che andranno ad accrescere la montagna di rottami inquinanti da smaltire, resta che il preteso grado di inquinamento, supportato immaginabilmente da accurate tabelle tecniche, conduce il provvedimento ad estendersi alla vastità dell’intero territorio cittadino.
A ribadire il concetto, un bel numero di amati cittadini, ben distanti dal centro e/o per nulla intenzionati a frequentarlo in auto, dovranno obbligatoriamente sostituire il vecchio veicolo inquinatore con uno nuovo fronteggiando l’inaccettabile costo che oggi comporta l’acquisto di un veicolo (preferibilmente ibrid-green).
Accanto alla certezza della sottesa finalità ecologica dell’iniziativa è naturale affiancare uno spontaneo pensiero per la ghiotta proficua occasione in capo ai produttori di veicoli (il cui settore pare essere in ristagno).
Pur riconoscendo la localizzata esigenza di fronteggiare l’inquinamento metropolitano, resta agli atti un processo consumista che induce a buttare, a sostituire il vecchio col nuovo e che rappresenta il vero nemico inquinatore della società contemporanea.
Per concludere in rima, talune soluzioni managerial-istituzionali risentono di logiche troppo deboli per essere autorevoli. Massimiliano Barbin Bertorelli