E’ risaputo: ogni nuovo prodotto commerciale, espressione del tempo presente, ha l’ ineluttabile destino & il frettoloso dovere di ammalorarsi ed essere prontamente sostituito.
E’ la cosiddetta obsolescenza programmata: il ciclo vitale per cui ogni nuovo prodotto, appena acquistato, è già pre-destinato alla rottamazione.
In pratica, si assiste all’incessante ciclica realizzazione di montagne di nuovi prodotti-spazzatura da smaltire.
Questa é la spazzatura del consumismo che, in quanto tale, deve inventare a ciclo ininterrotto prodotti nuovi, cui è tuttavia sotteso l’obbligo del ricambio frequente.
Non a caso, è un imperativo che tale mercificazione debba essere esteticamente fascinosa e desiderabile, tanto quanto usurabile.
Nondimeno il mercato, mediante la propaganda mediatico-pubblicitaria, ha così st-abilmente addomesticato il consumatore, al punto di convincerlo a sostituire volontariamente e orgogliosamente i prodotti sul mercato, inconsapevole o incurante della spazzatura prodotta e in barba alla retorica salvaguardista.
Nulla che tuttavia possa sorprenderci: già E.L. Bernays, in un suo testo del 1928, descrisse come manipolare le scelte della massa attraverso una efficace comunicazione pubblica.
Cosicché, il prodotto tecnologico cessa di essere un must-have non appena lo si possiede, rappresentando solo un singolo e temporaneo oggetto del desiderio per una folla di consumatori globali, sul cui imbesuimento il turbo-consumismocostituisce il proprio successo.
In conclusione, é paradossale che, dinanzi allo sbandierare del vessillo eco-logista, si alimenti di fatto una costante ciclica rottamazione dei prodotti vecchi&duraturi sopravvissuti, tanto più di quelli nuovi&fragili. Massimiliano Barbin Bertorelli