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Il Nano Morgante | La virtù dell’ozio

Ozio magnanimo di Pompeo Massani (Firenze 1850 - 1920)

Argomentare a favore dell’ozio, pratica avversa al profitto economico, tipico invece del neg-ozio, potrebbe far pensare alla volontà di riproporre l’idea del fannullone, in vista peraltro della prodigiosa ricomparsa del Brunetta ministeriale.

Niente di tutto ciò. D’altronde, é impresa vana tentare di profetizzare i pensieri altrui: dispendio di energia e di tempo il più delle volte inutile.

Fatta la doverosa premessa, va riconosciuto quanto la frenesia, la fretta, l’ansia divorino e catalizzino la nostra vita. E quanto di sovente si riveli essenziale reagire a tale stato di tensione cronofaga con l’esercizio di forme meditative d’oltre oceano: per ricomporre il tempo personale e per rinfrancarci da scomposte e incombenti dinamiche.

Tali dinamiche paiono giustificare il metodo compulsivo, perseguendo il cosiddetto multi-tasking in forza di una ininterrotta sequela di impegni e malgrado episodiche istintive reazioni di difesa.

E’ evidente in tutto ciò quanto il mondo venga singolarmente percepito come un coacervo di elementi estranei e ostili, da cui prendere le distanze (ben prima che la pandemia imponesse le contro-misure in atto).

Quando l’ oggi diviene un varco da superare in fretta per giungere al domani, macinando speranze e disillusioni, l’ozio, la calma vanno considerati, oltre che la virtù dei forti, la virtù di chi non è coinvolto.

Detto fatto, per destituire una dottrina econometrica che stringe in angolo, l’individuo deve agire con uno sforzo titanico alla Sisifo: che non a caso Camus descriveva come “sforzo consapevolmente sterile”.

Il viaggio che si sta compiendo transita su una impalpabile linea di confine, in costante bilico tra un allarmismo alla “Deep impact” e una smania carrieristica alla “Wall Street”.

Nel procedere per media ponderata, il concetto di ozio (immaginandoci ora distesi su un triclinio romano) va sensatamente rivalutato al fine di poterci accomodare, senza sensi di colpa e percezione di inadeguatezza, a riflettere sul significato del tempo come risorsa personale. Massimiliano Barbin Bertorelli