E’ facilmente constatabile quanto la pubblicità commerciale mediatica, nella promozione dei prodotti al cittadino/cliente, sfrutti il metodo dell’urgenza per condurre a buon fine gli acquisti.
La premessa inerisce ad una ragione commerciale superiore che non esita ad innescare urgenza negli acquirenti, non dissimilmente dall’ allertismo tipico delle comunicazioni in tema socio-sanitario & istituzional-burocratico.
A ribadire il concetto, la perentoria formula dell’ entro-e-non-oltre è una costante delle comunicazioni al cittadino/cliente: sia in forma di intimazione a pagare tasse, bollette e balzelli vari, sia in forma di offerte imperdibili sempre in scadenza.
Un modus comunicandi in cui vaga il fantasma di Edward Bernays e di Gustave Le Bon.
In sostanza, la vita quotidiana del cittadino/cliente é condensata (e angustiata) entro gli aridi confini di logiche economiche, il cui unico obiettivo è, ovviamente, fare cassa.
Un lampante esempio di tale modus comunicandi è il promo di un’impresa di pompe funebri, “non lasciare pensieri, lascia solo ricordi”, in cui pare voler aleggiare sul capo del destinatario il fantasma del senso di colpa verso la discendenza; altro lampante esempio è l’ attuale campagna sulla dermatite atopica, nella quale viene suscitata, oltre alla paura per gli effetti sgretolanti della malattia, la paura dello sguardo altrui sempre addosso, causato dall’ aspetto anti-estetico dell’ afflitto.
A questo punto, è già possibile dedurre quanto l’odierna prassi promo-commerciale voglia suscitare nel cittadino/cliente bisogni & paure, quali stati d’animo essenziali alla logica consumistica.
In addendum, una comunicazione sociale ad effetto lacrimoso non esita a chiedere lasciti testamentari a quella stessa categoria (gli anziani), già destinataria dei promo-funerari.
Alla resa dei conti, pare profetica la considerazione di A. Schopenhauer (1830): “la vita è un affare che non copre le spese”. Massimiliano Barbin Bertorelli